PARCO SI', PARCO NO


E’ un argomento delicato e spinoso quello del Parco della Grigna. Scattano subito dei meccanismi di schieramento, a favore o contro, che sembrano inconciliabili.

 

Proviamo a fare e a suggerire qualche pacata riflessione.

Innanzitutto partiamo da un dato, che crediamo possa essere condiviso da tutti: la bellezza della nostra montagna, ma anche il fatto che in tutti questi anni è stata salvaguardata. E allora non possiamo non ringraziare tutti coloro che ci hanno abitato ed hanno contribuito, col loro faticoso lavoro quotidiano, a mantenerla viva: i nostri anziani, i nostri contadini, chi ha mantenuto le proprie cascine e le proprie case e, perché no?, i nostri cacciatori.

 


Può sembrare paradossale, ma possiamo affermare che quelli che a volte vengono descritti come i più contrari al Parco, secondo noi, sono i veri difensori del paesaggio, i veri antesignani del Parco.

Possiamo citare un nome, Maddalena Mazzoleni: quanto da lei fatto in questi ultimi anni, per rendere accessibili i sentieri così da garantire il taglio della legna e la sistemazione del bosco (magari con qualche eccesso per evitare il passaggio di moto), oppure per rimettere in sesto alcune cascine quasi interamente crollate (la Loma, Prasagn, o Casina Vegia), evidenzia alcuni dei comportamenti corretti per una vera salvaguardia del territorio.

 

Per questi motivi riteniamo che non si possa pensare a nessuna gestione di un ipotetico Parco della Grigna, o di qualsiasi altro Ente, senza coinvolgere direttamente le persone che finora hanno garantito una vera salvaguardia delle nostre montagne e che su questo territorio ancora vivono e operano: un rappresentante dei proprietari (ricordiamo che tutto il territorio sui monti di Pasturo appartiene ai privati), uno degli allevatori e uno dei cacciatori, oltre che – ovviamente – dell’Amministrazione Comunale.

Abbiamo la netta convinzione che “la politica del no” non aiuta mai: anche in questo caso, rischieremmo di averne solo una penalizzazione, al contrario di altri paesi vicini – e fra l’altro meno interessati come estensione territoriale – che già sono riusciti a porre le basi per avere risorse economiche e, soprattutto, le premesse per essere attori nella futura gestione.

 

Pasturo deve essere protagonista in questa vicenda, non per campanilismo ma per una lettura pacata e corretta della realtà:

- è il paese che ha la gran parte del suo territorio all’interno della perimetrazione del Parco;

- è il paese che può mettere a disposizione alcune strutture sia per individuarne una sede (ci sono già delle ipotesi concrete) che per realizzare momenti informativi e di sosta (i famosi bed and breakfast);

- è il paese che ha ancora diversi operatori, anche giovani, che si dedicano all’agricoltura e all’allevamento e che quindi, in una logica di valorizzazione del territorio e delle attività primarie, possono positivamente contribuire ad una corretta gestione delle diverse attività.

La vicinanza con Milano e con il suo hinterland, se implementata da un’organizzazione di collegamenti (il prossimo anno anche la nuova Lecco Ballabio sarà una realtà) e di proposte serie, può certamente coinvolgere sia tutto il mondo giovanile (le Scuole in particolare) sia il numeroso mondo dei pensionati che sempre più spesso si organizzano per escursioni, passeggiate e percorsi guidati.

Anche le recenti esperienze del “Sentiero delle Grigne” per il Trofeo Scaccabarozzi, hanno evidenziato una bellezza naturale sempre più apprezzata dai partecipanti e dai numerosi escursionisti che accompagnano l’avvenimento: il prevedere, come già si è sperimentalmente iniziato a fare quest’anno, anche un analogo “percorso trekking”, è un’altra opportunità che Pasturo, insieme agli altri Comuni e ai diversi Rifugi interessati, dovrebbe saper valorizzare.

 

Tornando alla domanda iniziale, ci rendiamo conto che può sembrare più facile dire di no, fare le barricate, opporsi al Parco (come se fosse un’invasione in casa nostra che va invece difesa): la gente sembrerebbe tutta con noi.

Sarebbe altrettanto facile dire di sì e dare un’adesione acritica al Parco, prendendo come specchietti per le allodole alcuni finanziamenti che potrebbero pervenire ai Comuni.

 

Pensiamo invece sia più difficile, ma forse più stimolante, cercare di scoprire le carte, verificare i problemi ma anche le opportunità, per noi, per il nostro futuro e soprattutto per quello dei nostri figli, senza paure non motivate ma con la fermezza delle nostre posizioni e delle possibilità di gestione da parte nostra di tutto quanto si andrà, insieme con gli altri Enti competenti, a costruire.

                                  

                                                                               La Redazione


IL GRINZONE n.9 (2004)