PANETTIERE "NATO"


Ha raggiunto lo scorso settembre i suoi “primi” ottant’anni. Per l’occasione tutta la famiglia di Mascheri Natale (la moglie Mirca Rossi, le figlie Benedetta - col marito Roberto e i tre nipoti Adriano, Amanda e Alberto - e Miriam che per l’occasione è rientrata da Edimburgo) si è riunita per festeggiare.

Terzogenito di una famiglia numerosa di Cortenova, Natale nasce il 20 settembre 1944 da Giuseppe, classe 1901, negoziante di legname, e da Paroli Giuditta, classe 1916, casalinga.
Prima di lui sono nati Bruno e Rita; dopo invece sono “arrivati” Romolo, Enzo e ultimo Roberto.
A Cortenova la famiglia abita in una casa sulla provinciale abbastanza distante dal centro del paese per cui Natale non sempre frequenta l’asilo (“mia madre, dovendo accudire i miei fratelli più piccoli, non aveva sempre tempo di accompagnarmi…”) mentre non perde un giorno di scuola alle elementari, di cui ricorda bene maestri e compagni. In prima, che in realtà era una pluriclasse, si ritrova coi due fratelli maggiori che frequentano la terza e la seconda, ed ha come insegnante la moglie del medico condotto dr. Sironi: “Per la verità l’abbiamo avuta pochi giorni all’inizio dell’anno poi è arrivata una supplente, la maestra Carla che mi voleva un gran bene”. Gli piace molto la scuola e si impegna i primi anni mentre in quarta e quinta “mi impegnavo poco, forse perché sapevo già che mi avrebbero bocciato. Infatti era quasi un’abitudine “bocciare” in quinta quelli che non avrebbero proseguito gli studi, per permettere loro di rimanere un anno in più a scuola. Per questo motivo anch’io ho ripetuto la quinta col maestro Magni Tarcisio di Introbio che però dopo pochi giorni ha lasciato per malattia ed è arrivato, come supplente, Mario Vitali. Veniva tutti i giorni da Bellano con un ‘Guzzino 65’ ed era molto bravo. Ho ripreso ad andare a scuola molto volentieri e ad impegnarmi anche perché il maestro mi voleva bene e mi gratificava”.

L’estate successiva va ad aiutare il panettiere di Cortenova, Ciresa Paolo (Paolèto), e due giorni dopo aver compiuto i 12 anni inizia a lavorare nel panificio: “Si iniziava alle due di notte e si lavorava fin verso mezzogiorno. Per evitare di dovermi spostare di notte andavo dal titolare verso le 9 di sera e dormivo da lui. Sono rimasto per circa quattro anni fino a quando il figlio del Ciresa ha iniziato a lavorare col padre e di fatto mi ha sostituito”.
Non rimane però disoccupato per molto tempo perché lo viene a cercare il Valsecchi che gestisce un panificio ad Introbio. Inizia quindi, con la sua Vespa, ad andare a lavorare ad Introbio dove rimane altri quattro anni. Mentre aspetta la famosa ‘cartolina’ per la leva militare, va a lavorare in un’officina al suo paese: “Ero addetto alla tornitura flange ma il tipo di lavoro proprio non mi piaceva, mi sembrava che non arrivasse mai né mezzogiorno né sera…”.
A ‘tornir flange’ resta solo per due mesi, da maggio a giugno del 1964, perché in luglio Rossi Severo, che ha un panificio a Pasturo, gli chiede se vuole andare da lui almeno per la stagione estiva, anche perché l’aiutante che aveva, Cogliati Alfredo, si era ammalato. Inizia quindi a Pasturo dove continua fino all’aprile del ’65 quando parte per il militare.

Arruolato nei Carabinieri, frequenta il Corso a Torino ed è poi trasferito a Bologna dove rimane fino al termine nell’agosto del 1966: “A parte i primi giorni che sono stati difficili anche perché prima di allora non mi ero mai allontanato da casa, devo dire che per me quel periodo è stata una pacchia… Un lavoro tranquillo ed ordinario. Solo due volte sono stato a Torino in occasione degli scioperi alla FIAT ma per fortuna, nonostante la tensione, la situazione era abbastanza tranquilla. Sono stato anche a Roma per circa un mese in occasione della festa della Repubblica e della sfilata del 2 giugno. Nei giorni della preparazione si marciava per circa due ore e poi c’era il tempo per girare per la città. Devo dire che non ho mai avuto soldi in tasca come in quel periodo perché durante la permanenza a Bologna come carabiniere avevo anche lo stipendio”.

 

Tornato dal militare, riprende il lavoro a Pasturo da Rossi Severo.
Questi, pure originario di Cortenova, durante la guerra, nel 1944, con la moglie Elvia aveva ritirato il forno a legna e il panificio di Andrea Orlandi (lo ‘storico’ di Pasturo, chiamato anche da qualcuno ‘il beato scarso’ sembra perché quando pesava il pane tendeva a non abbondare…) che si trovava dove attualmente è ubicata la Pro Loco. Solo nel 1949 la famiglia Rossi acquista l’edificio di fronte dove c’era stato prima il tubettificio Bonasio, e dove ancora abita Natale con la sua famiglia.

I miei avevano in programma di aprire un panificio a Milano - dice Mirka, la figlia di Rossi e moglie di Natale - ma poi hanno avuto questa opportunità e si sono stabiliti a Pasturo”.

Ma come è successo che Natale si innamora di Mirka, la figlia del panettiere?
Per la verità - ricorda Natale - quando avevo 15 o 16 anni e andavo alla sera a dormire al panificio del Paolèto, passavo sempre dalla piazzetta di Cortenova vicino al ponte romano dove c’erano spesso delle ragazzine che giocavano, e ne avevo notato in particolare una che sapevo abitasse a Pasturo ma veniva spesso dai nonni a Cortenova, soprattutto nel periodo estivo… Ricordo anche un aneddoto: In una chiacchierata con altri panettieri, quando qualcuno alludendo al Rossi Severo ha detto che aveva solo una figlia, il Paolèto se n’è uscito con questa frase ‘Me ghe la farà tò al ‘Nato’ (gliela faremo prendere al Natale) perché lui mi chiamava così…”.

In effetti Natale, quando termina il servizio militare nell’agosto del 1966 e riprende a lavorare a tempo pieno a Pasturo nel panificio di Rossi Severo, ritrova quella ragazzina che vedeva giocare con le amiche a Cortenova, la stessa di cui aveva parlato il suo “vecchio” datore di lavoro… Mirka, che nel frattempo ha concluso il suo iter di studi ed ha conseguito il diploma di maestra presso il collegio di Maria Ausiliatrice di Lecco, ha 18 anni. Una vera e propria “dichiarazione” però avviene nell’estate del 1970: “Mirka era andata al mare a Rimini con alcune sue amiche e un giorno assieme ad Aldo Acquistapace sono andato a trovarla e le ho regalato un anello”.

Mirka e Natale si sposano nel settembre del 1972 e vanno ad abitare in un appartamento sopra il panificio ed il negozio dove abitano tuttora. Nel frattempo Natale aveva avuto la gestione del forno da parte di Severo che ha continuato invece ad occuparsi del negozio fino al 1975, quando l’ha dato in gestione ad Antonio Negri. “Preparavo il pane anche per altri negozi, per l’Augusta che gestiva il negozio vicino alla Chiesa e per il Vittorio a Baiedo”.

Preparavi anche i caviadini? “Devo dire che quando ho iniziato a lavorare si vendeva molto pane e pochi caviadini… poi col passare degli anni la gente mangiava meno pane e molti caviadini… Mi ha insegnato a farli il Severo che a sua volta aveva imparato dai gestori precedenti, dall’Orlandi. C’era un ingrediente segreto che ci si passava da gestore a gestore”. Interviene Mirka per ricordare che suo papà quando li faceva, ovviamente a mano e tagliati ad uno ad uno con la rotella “mi faceva preparare un cesto in cui metterli e un cartello su cui dovevo scrivere ‘il vero caviadino!’ Ero molto curiosa anch’io di sapere cos’era l’ingrediente segreto e mio papà un giorno s’è lasciato sfuggire che si trattava di un po’ di acqua da aggiungere all’impasto”. E Natale sorridendo conferma…

Natale continua il lavoro di panettiere ancora per molti anni: “Non so bene come spiegarlo ma è un mestiere che mi è sempre piaciuto anche se richiede costanza e fatica. Io l’ho sempre fatto con passione, mi sentivo anche utile perché il pane è comunque il cibo base per tutti e curarlo e prepararlo con le mie mani mi dava anche una certa soddisfazione. All’inizio lavoravo sette giorni su sette perché il pane doveva sempre esserci. Solo a Natale si faceva il pane doppio e il giorno dopo si riposava. Poi all’inizio degli anni settanta hanno introdotto il mercoledì libero per i panifici col pane doppio il martedì”.

Per lo stesso motivo fino a 42 anni Natale non ha mai fatto le ferie. Poi ha cominciato a prendersi, nel periodo autunnale quando c’era meno lavoro, una quindicina di giorni per andare a fare i fanghi ad Ischia prima poi a Sciacca ed Acireale. “Mi facevano bene, tornavo rilassato e riprendevo sempre volentieri il mio lavoro, affiancato nei primi anni da mio suocero. All’inizio degli anni ottanta ho preso come aiutante Giuseppe Ticozzi (Pippo) che è stato qui fino al servizio militare. Da ultimo ho avuto Roberto Ticozzelli che mi ha affiancato fino al 1994 ed ha poi continuato col Fanciosti cui avevo ceduto la gestione del panificio”.

Natale però, nonostante alcuni acciacchi dovuti all’età, in particolare dolori alla schiena e alle anche per cui affronta due interventi di protesizzazione, per alcuni anni continua il suo lavoro andando ad aiutare altri panettieri che glielo chiedono, ad Oggiono, Calolziocorte e da ultimo a Taceno fino al 2014, dieci anni fa, quando conclude definitivamente la sua attività.

Anche Mirka dopo il diploma magistrale inizia la sua professione: alcune supplenze nei primi anni fino all’incarico a tempo indeterminato nel 1975 a Premana e successivamente a Introbio e a Barzio, quando entra in ruolo. “Nel 1980, col pensionamento di Assunta Negri, ho chiesto il trasferimento a Pasturo dove ho insegnato fino al 2005”.
Nel frattempo nasce nel 1978 Benedetta, sposata poi con Roberto Invernizzi di Cremeno dove abita con Adriano, Amanda e Alberto. Nel 1983 nasce Miriam che da alcuni anni vive e lavora in Scozia ad Edimburgo. Entrambe le figlie entrano a far parte del Corpo Musicale di Pasturo dove Benedetta continua a suonare il sax-contralto.

Natale e Mirka hanno sempre abitato nella stessa casa, all’ombra della Chiesa e del campanile. Problemi con le campane? “Assolutamente no! Hanno sempre cadenzato la giornata e anche la notte. Quest’estate abbiamo avvertito la loro mancanza quando, non sappiamo se per un guasto o per scelta, non suonavano le ore di notte…”.
Da pensionati hanno il tempo di dedicarsi anche ai propri hobby; in particolare Natale, oltre alla cucina di cui ha preso possesso preparando i vari piatti (non devo dirlo a mia moglie altrimenti… nda), si dedica all’orto con maggiore intensità rispetto a prima, quando poteva farlo solo nei pochi momenti liberi: “Penso sia stato mio papà a trasmettermi questa passione… Ho iniziato presso la famiglia Bergamini e poi per quasi trent’anni in un terreno dell’Ambrogio Ticozzelli appena sotto la Chiesa. In quest’ultimo periodo faccio l’orto dalla Mariarosa Invernizzi. Anche quest’anno ho fatto un buon raccolto, a parte le zucchine che non hanno prodotto molto”.

 

                                                                           Guido


IL GRINZONE n. 89