RICOSTRUZIONE DEL RIFUGIO BRIOSCHI... TINO C'ERA
Mi racconta mio fratello Tino (Gianbattista sulla carta d’identità) che ha avuto un paio di scarponi in regalo dal Signor Lucioni, del CAI Milano, in occasione dell’inaugurazione il 10 ottobre 1948 del Rifugio Brioschi in vetta alla Grigna, rifugio che era stato distrutto e incendiato dai tedeschi aiutati dai repubblichini fascisti nel novembre del 1944. “Sono state per me le prime vere scarpe perché usavo solo gli zoccoli… Fra l’altro il papà non voleva che li mettessi perché si sarebbero rovinati… così quando li ho messi erano ormai diventati piccoli e dovevo tenere le dita rattrappite perché mi facevano male”.
Aveva allora 11 anni ma già aveva iniziato, subito dopo le elementari, a seguire nel lavoro il papà che si era da poco messo in proprio come impresa artigianale edile (prima lavorava come muratore alle dipendenze di Attilio Invernizzi). La ricostruzione del Brioschi è stata una delle prime opere alla cui realizzazione Tino ha partecipato benché ancora ragazzo: “Come muratori c’erano il papà e il Paroli di Primaluna, come aiutante Giuseppe Bergamini e anch’io, assieme a mio fratello Fausto, lo aiutavo a portare la malta e l’occorrente”.
Poi c’erano altri che facevano i ‘portatori’: fino alla ‘bocchetta’ (dove fu poi costruito il Bivacco Merlini) arrivavano coi muli ma poi si portava tutto a spalla. “Eravamo alloggiati presso le Baite Comolli, risparmiate dai tedeschi perché quando salirono per bruciare il Brioschi c’era nebbia e quindi, passando dal sentiero che conduce alla vetta, non si accorsero delle altre costruzioni e mio zio Giovanni, costretto ad accompagnarli, si guardò bene dal rivelarglielo… Ogni mattina salivamo, ovviamente carichi di materiale, e tornavamo di sera stanchi morti”.
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Questo racconto mi ha sollecitato a chiedere qualcosa di più…
Tino nasce nel 1937, secondo di 4 figli: Fausto (1936) che è mancato nel 2020; Adriano del 1943 e il sottoscritto Guido (1948). Il papà Giuseppe (Peppino, nato nel 1910) era figlio di Giovanna Doniselli e di Battista Agostoni, originario di Cortabbio, morto quando i figli (Carisio, Giovanni, Giuseppe, Rina e Rita) erano ancora piccoli. La nonna Giovanna si era allora risposata con Merlo Giacomo ed aveva avuto altri due figli, Battista e Giulio. “Non ricordo il nonno mentre la nonna Giovannina sì… Ho invece conosciuto bene i nonni materni, Guido ed Ersilia, di Baiedo, dove è nata la mamma, Arrigoni Rosa nel 1913”.
Giuseppe e Rosa si sposano nel 1935 e vanno ad abitare in Via Grigna. Sono anni difficili anche perché Giuseppe, appena scoppia la guerra, viene chiamato al fronte, In Francia. Tino frequenta l’asilo e le elementari “Come maestra ho avuto la Licia, la Olga e in quinta la maestra Bambina… ma devo dire che la scuola proprio non mi piaceva. Aspettavo che finisse per poter andare a lavorare, ma anche quando la frequentavo preferivo, nel pomeriggio, andare a far pascolare le capre”.
Mentre frequenta le elementari, su indicazione del medico dr. Magni, viene ricoverato all’ospedale di Bellano per operare un angioma che aveva dalla nascita sulla guancia destra. “Avevano detto che utilizzando una parte di pelle prelevata dalla coscia si sarebbe potuto coprire l’angioma”. Purtroppo le cose vanno diversamente per cui il risultato è negativo ed essendo in periodo di guerra i chirurghi non ritengono possibile effettuare altri interventi dovendo curare anche molti feriti nei combattimenti.

Appena terminate le elementari, inizia a seguire il papà come “bocia”. In quegli anni, subito dopo la guerra, lavorano soprattutto sulle pendici della Grigna per ricostruire, oltre al Brioschi, anche il rifugio Tedeschi al Pialeral e la Baita Ciapparelli, pure incendiati e distrutti dai tedeschi. “Una notte dormivo in una baracca di lamiera, posata vicino alla vetta, assieme al Giuseppe Bergamini quando un fulmine caduto molto vicino ci ha scaraventati fuori, per fortuna senza grosse conseguenze, ma da allora non ci siamo più fermati a dormire lì dentro. Preferivamo fare un po’ di strada e scendere alle baite. Dagli undici anni ho sempre lavorato nell’edilizia”.
Appena possibile Tino consegue la patente di guida per poter condurre il motocarro ma la sua vera passione sono le moto. Non è stato facile convincere il papà ma finalmente riesce ad acquistare una MIVAL 125 che sarà poi sostituita da una Morini e successivamente da una MotoBi. “Si lavorava tutta la settimana, compreso il sabato, e solo alla domenica con gli amici si facevano dei bei giri. Partecipavamo a Milano alla ‘Rosa d’Inverno’, un maxi raduno di moto in cui si organizzavano anche delle gare e c’era la presenza di campioni come Giacomo Agostini. Sono andato alcune volte anche a ‘girare’ sul circuito di Monza… ma quando l’ha saputo il papà mi ha sequestrato la moto per un bel po’ di tempo”.
Più avanti compra una moto da Trial, una OSSA, con la quale effettua delle gare-sfida con gli amici: “Una domenica ho vinto una gara col Martino di Cassina: partendo dalla piazza dovevamo percorrere Pasturo - Cornisella e ritorno. Mentre con la MotoBi avevo vinto la gara da Introbio a Balisio e ritorno…”.
L’altra grande passione di Tino è la caccia. Ottiene la licenza nel 1957, su input anche dello zio Giovanni, che era stato per parecchi anni custode del Rifugio Brioschi in Grigna. Ma proprio il primo giorno di caccia, domenica 8 settembre 1957, a Cornisella si inaugura la cappella votiva voluta dagli Alpini e Tino è “precettato” per accompagnare, con un motocarro messo a disposizione dalla famiglia Bonasio, il vescovo Pintonello e il parroco don Tullio. “Solo al pomeriggio sono riuscito a fare un giretto a caccia col fucile che mi ha prestato Bianchi Calimero (papà del Gianni dell’albergo Grigna) e a prendere un merlo”. I primi anni assieme allo zio Giovanni, lo zio Tognèto, Colombo Pino e Ambrogio Galbani va a caccia di lepri ma poi passa alla caccia tipica alpina che effettuerà per oltre sessant’anni fino al 2023. “La soddisfazione maggiore era poter prendere il gallo forcello o la coturnice”. Assieme alla passione per la caccia c’è quella per i cani: “Ho sempre avuto dei pointer tranne negli ultimi anni in cui mi sono affezionato ai setter. Di alcuni di loro ho un ricordo bellissimo tanto erano bravi. Purtroppo uno degli ultimi, rincorrendo un camoscio, è caduto e si è sfracellato in un dirupo nella zona degli Scudi”. Nella stessa zona ricordo anch’io un episodio: mi piaceva accompagnare mio fratello soprattutto quando andava a ‘provare’ i cani ma anche a qualche battuta di caccia, in cui peraltro avevo modo di percorrere e conoscere i vari sentieri della Grigna. Eravamo nella zona di Campione sul sentiero verso il rifugio Rosalba quando, vedendo una lepre, mi metto a gridare per indicargliela… Ma lui l’aveva già vista che si stava avvicinando mentre io la stavo facendo scappare… E così ho dovuto subire le sue imprecazioni…
Tino è Presidente della Sezione Cacciatori di Pasturo per oltre 40 anni fino al 2022 e per cinque anni Presidente del Comprensorio della Valsassina dove poi continua come consigliere.
Del periodo giovanile, oltre al gran lavoro, ricorda che due erano gli appuntamenti di svago che non si potevano perdere: la Fiera di Introbio perché al pomeriggio non si lavorava e si partecipava tutti, e la Festa del Perdono a Lecco il giorno dopo Pasqua.
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Con gli amici, in primis Cèco Costadoni, si reca spesso in via Cantellone, dove abitano diverse ragazze fra le quali Doniselli Anna con cui si fidanza. Ricorda che proprio nella casa di Anna una volta alla settimana, col papà Giovanni e il fratello Piero che suonano chitarra e batteria, si trova regolarmente un gruppo di ‘suonatori’, una vera e propria band con Renzo Invernizzi e Ticozzi Gianni con la fisarmonica, Ticozzi Armando (clarinetto), Donghi Bruno (tromba) e Bergamini Graziano (saxofono). Era bello sentire la musica ma era anche l’occasione, per Anna e gli altri, per essere più liberi e ritrovarsi fra loro.
Tino e Anna si sposano nel 1965, hanno due figlie, Elena nel ’67 a sua volta sposata con Tantardini Eric e con due figlie Cristina e Alessia; Rosy del ’71, sposata con Rupani Tommaso e coi figli Martina e Riccardo.
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Nel frattempo continua l’attività nell’Impresa Edile: “Molte delle case di Pasturo, ma anche dei paesi vicini, le abbiamo costruite noi. Ricordo in particolare all’inizio la casa in Viale Trieste, dove ci siamo trasferiti nel 1954: al piano terreno c’era il magazzino e il garage per il motocarro. L’architetto Manzoni l’aveva progettata in modo tale da non avere nessun pilastro all’interno del magazzino per non creare intralcio ai mezzi di lavoro.
Poi sono state costruite diverse altre case sulla stessa via e le scuole elementari, anch’esse progettate da Delino Manzoni, scuole che purtroppo sono state demolite quest’anno”.
L’impresa col papà termina nel 1972 ma prosegue col fratello Fausto fino al 2006 quando la Ditta rimane solo a quest’ultimo. “La Ditta nel tempo si è molto ampliata fino ad avere oltre cinquanta dipendenti. Fausto seguiva maggiormente la parte amministrativa, i contratti e tutto quello che ne consegue mentre io sono sempre stato più operativo seguendo i vari cantieri”.
Dopo una vita di intenso lavoro ma anche di soddisfazioni familiari, non ha smesso di andare nella sua casa del Pialeral, di accudire i suoi cani, pur non andando più a caccia, e di concedersi anche qualche partita a carte al Bar con gli amici.
Guido
IL GRINZONE n. 87