Sono contrario alle emozioni


 

Autunno. Novembre. “L’estate fredda dei morti”, di pascoliana memoria. Tempo di meteoropatie.
Per evitare o limitare rimedi di natura chimica, può essere di qualche aiuto (si fa per dire!) la lettura del libro “Sono contrario alle emozioni” di Diego de Silva.
Come negli ultimi romanzi dell’autore napoletano, “Non avevo capito niente” e “ Mia suocera beve”, il protagonista ed io narrante è Vincenzo Malinconico, un nome che è tutto un programma.

Se, come sostenevano i latini, è fondata l’equiparazione “nome omen”, Malinconico non può non frequentare uno psicoterapeuta. Il rapporto fra i due è quanto di più strampalato si riesca ad immaginare: per averne un’idea, è emblematica la lettura del colloquio telefonico con cui si conclude il libro. Vincenzo-Diego ha un problema che non rivela a nessuno, e tantomeno al suo strizzacervelli, al quale racconta un sacco di frottole, provocandolo sino allo sfinimento.

La vita di ogni giorno di Malinconico è un tentativo bislacco di autoanalisi, che si traduce nel romanzo (?) in una serie di pezzi brevi, comici, filosofici, tra i quali sono esilaranti quelli dedicati alla portata avanguardistica delle canzoni di Raffaella Carrà, con un parallelo nientemeno che con il Vasco Rossi di “Vita spericolata”. (E pensare che il sottoscritto aveva sempre considerato Raffaella il paradigma del gusto nazional-popolare!).

E visto che mi sono autotirato in ballo, scusandomi per il pronome “io” che è tra tutti il più maleducato, mi sbilancio a considerare come vere chicche il primo e l’ultimo brano (e tutto quello che sta nel mezzo).

 

                                                                                           Carlo Amanti



Diego de Silva, Sono contrario alle emozioni, Einaudi, 2011.

IL GRINZONE N.41