UN'IMMAGINE POTENTE DI TESTORI
IL TORO DI PASTURO E' NELLA CULTURA

 

Con lo sfondo delle Grigne, l’ambiente lecchese trova spazio nella poesia del ‘900. Il grande autore eclettico ne condivide il senso e la natura con Giancarlo Vitali (articolo pubblicato su “La Provincia di Lecco” il 19 febbraio 2012).

 

Giovanni Testori, oltre che scrittore, grande autore teatrale e critico d'arte, è stato soprattutto un grande poeta, anche se non è mai stato riconosciuto appieno in questa forma da quella che da sempre è la "lobby" un po' aristocratica che decide i canoni della letteratura italiana. È, però, proprio il suo essere poeta a muovere tutta la sua scrittura e la multiforme attività che lo ha portato a produrre in modo frenetico tante pagine, sempre stringenti, al punto che spesso le sue critiche d'arte le scriveva anche in forma di poesia.

Lo aveva fatto anche per il nostro Giancarlo Vitali, pittore che Testori ha portato alla luce e valorizzato negli anni Ottanta, facendolo diventare un vero e proprio caso, curando anche delle mostre che rimangono storiche per il riconoscimento del nostro pittore. E l'intensità del valore che lo legava all'artista poteva essere misurata non solo dai saggi critici che scriveva, ma soprattutto dal coinvolgimento poetico che le tele suscitavano in lui. Era accaduto anche per Giancarlo Vitali, dopo l'incontro fatale, un pomeriggio d'estate, sul lago, a metà degli anni Ottanta.

Quando all'inizio del 1985 Testori decide di curare la prima mostra importante di Giancarlo Vitali alla Compagnia del Disegno, non solo gli regala un catalogo di tutto rispetto, ma fa di più: vuole partecipare attivamente, in un "corpo a corpo" poetico con il pittore, attraverso una cartella preziosa, in poche copie, dedicata ad un ciclo pittorico di Vitali, una cartella ora rarissima da trovare, intitolata "Trittico del Toro".
Della cartella sono stati stampati su carta Ingres delle Cartiere Fabriano duecento esemplari numerati a mano. I primi cinquanta contengono un'acquaforte, numerata da 1 a 50 in numeri arabi, appositamente eseguita da Giancarlo Vitali e tirata a Corbetta dalla Stamperia d'Arte L'Incisione di Giuliano Grottini e Enrico Cattaneo, su carta Magnani di Pescia. Dell'acquaforte sono state inoltre tirate venti prove d'artista fuori commercio, numerate da I a XX in numeri romani.

 

 

Nel "Trittico" Testori ritrova un'iconografia della redenzione e nel saggio per il catalogo della mostra scrive: «II Signore mi perdoni; ma lui sa. Sa che l'uomo, per esprimere il sacrificio può ricorrere anche a una bestia; a un passero come a un coniglio; o, appunto, a un toro. La verità, quella indefettibile (ed ineffabile) non ha limiti; e la grazia della poesia, così come quella della resurrezione, soffia dove soffia; e arriva per dove arriva. Qui, poco dopo il rammentato urlo; in una marea rapprendentesi di sangue; ma, in un'ala del trittico (cronologicamente la seconda, ancorché come stadio poetico paia la terza), in una marea aureolante; aureolante lei, la vittima; che è lui, il toro; di Pasturo. Lo videro pascolare le Grigne; e lui vide loro; demente; ma come?; e perché, se mai possedeva davvero altre, a noi ignote, capacità d'intendere, conoscere e filosofare? Le vide, anche prima che venisse scelto; e lui si disponesse; allo scan­namento; al sacrificio».

Quel “toro” è tutto valassinese nella fantasia testoriana, in quel suo evocare il profilo delle Grigne, ma anche nel diventare simbolo di una diversa "crocifissione". Ed è curioso come i riferimenti si rincorrano dal saggio alla poesia. Lui, il toro di Pasturo, che Testoni fa rivivere nella sua immagine lacerata, condividendone il senso e la natura con Giancarlo Vitali, viene indicato anche nella poesia. Così se nel saggio descrive la sua realtà nel pascolo delle montagne lecchesi, nella poesia la evoca, soprattutto nel parallelo con la sua dimensione cristologica. In versi il toro della Valsassina viene così visto da Testori: «Annientato fosti, / tu/ rapito al pascolo di Pasturo. / Era questo il tuo senso?/ Questo/ il tuo futuro?».

 

Il libro "Poesie 1965 -1993", edito negli Oscar Mondadori (euro 15,00) e curato da un poeta italiano che oggi va per la maggiore, Davide Rondoni, presenta, per la prima volta, una scelta della vastissima produzione poetica di Testori e ci può far capire il senso che ha avuto anche "il toro di Pasturo", in uno dei percorsi più significativi della poesia Italiana del Novecento.
La sua produzione lirica rivela al lettore di oggi, consapevole dell'intera esperienza novecentesca, una delle pochissime voci in grado di aprire possibilità nuove nella poesia del dopoguerra, di percorrere strade diverse. Lo dimostra anche il continuo rapporto con la pittura, come è avvenuto nel caso di Giancarlo Vitali, tanto che il 'Trittico del toro" va considerato, a ragione, una delle testimonianze più intense della cultura sull’ambiente lecchese del secondo Novecento.

                        

                                                                                                             Fulvio Panzeri

 

 

 IL GRINZONE n.38