I PROSSIMI SONO NOVANTA


Dopo una telefonata Elide si mostra disponibile per una chiacchierata e mi accoglie con due tazzine sul tavolo e la moka sul fornello...

Da diversi anni non la si vede in paese; gli acciacchi dell'età l'hanno costretta a restare in casa. "I prossimi sono novanta" mi dice... In casa si sposta con l'ausilio del bastone ma ad uscire non si sente sicura. "I miei mi aiutano e non mi fanno sentire sola; Mariella (Riva) quando va a fare la spesa provvede anche per me; è proprio brava".

Molti pasturesi, ormai adulti, di certo ricordano Elide come assistente sullo scuolabus coi bambini dell'asilo o come bidella presso le scuole elementari. "Un lavoro che mi piaceva molto e che mi è molto dispiaciuto dover lasciare, perché coi bambini stavo bene; lo facevo proprio con amore. Anche alcune mamme e le suore mi hanno ringraziato". Negli anni '60 è stato il cugino Pierino Mazzoleni, allora Sindaco, a proporle di fare le pulizie presso gli uffici comunali, l'ambulatorio e presso le scuole e lei ha accettato molto volentieri. I Sindaci venuti dopo l'hanno sempre confermata nell'incarico ("Penso fossero contenti di come lavoravo") fino al 1993 quando è andata in pensione.
Del resto Elide aveva iniziato presto a lavorare: "Già quando frequentavo le elementari ho cominciato ad andare ad aiutare nel negozio di frutta e verdura l'Agnese (Oldani, sposata Bergamini) come pure in alcune famiglie a fare i mestieri o soprattutto a curare i bambini. Allora la corriera passava solo sulla pro­vinciale e si fermava dai Ticozzi (Lòc). Due volte alla settimana dovevo andare con un carrettino a prendere la frutta. Un giorno ho accompagnato a Lecco con la corriera l'Agnese e l'ho convinta a comprarmi il mio primo paio di scarpe con lo stipendio di quel mese; avevo quasi sedici anni e ricordo che, arrivata a casa, le ho sentite da mia mamma!"
Ricorda quando nel 1940, da luglio a novembre, numerosi soldati si sono accampati a Pasturo e in altri paesi della valle: nelle ore di "libera uscita" doveva sempre essere al negozio e vendevano molte angurie. A casa sua avevano allestito la cucina per i sottufficiali e c'erano anche due sarti e una sarta che dovevano badare alle uniformi: "Per i negozi e per le famiglie è stato un periodo in cui si è anche guadagnato qualcosa..."

Successivamente è andata a lavorare nell'officina di Pompeo Agostoni e poi a Introbio a curare i figli del Brigadiere dei Carabinieri: "C'erano anche i prigio­nieri in caserma e avevo un po' di paura. Andavo e tornavo da Introbio a piedi, anche d'inverno con la neve, e a volte mio papà mi veniva incontro".

Quando poi nel 1942 papà Vittorio ha iniziato l'attività casearia in proprio, ha collaborato con lui. C'era la guerra e non era facile neppure la raccolta del latte perché non era consigliato né per il papà né per i fratelli andare tanto in giro; per questo suo papà aveva fatto costruire una particolare cassetta, che conteneva fino a una decina di taleggi, e che Elide utilizzava per andare a prendere i taleggi sui monti di Pasturo e Baiedo: "Anche due viaggi al giorno fino a Nava o fino a Prabello; tra l'altro anch'io dovevo percorrere i sentieri meno frequentati per passare inosservata ed evitare incontri spiacevoli, in particolare soldati tedeschi o altri".

Papà Vittorio aveva lavorato per parecchi anni a Poz­zuolo Martesana, alle dipendenze dei “Pervers” (Cerati), fino a quando, tornato a Pasturo, ha attivato una propria a­zienda, producendo dapprima taleggi e robiole e, negli anni '50, formaggini, il prodotto che più ha caratterizzato l’azienda e che ancora oggi costituisce l'eccellenza "Doniselli".

In famiglia, con Elide, oltre a papà Vittorio e mamma Giuseppina, c'erano Maria (lucci, moglie dell'Ernesto), Livio, Antonio e Renzo (un altro fratello, il maggiore, era morto ad appena due anni). Nel 1950 muore la mamma e così, dopo il matrimonio della sorella nel 1951, Elide si è trovata ad essere l'unica donna della famiglia e a dover gestire la casa con il papà, il nonno Dazio, che morirà poi nel 1959, e i tre fratelli "con Renzo che era ancora piccolo, aveva solo sette anni".

Papà Vittorio ha sofferto molto per la morte della mogliee forse anche per quello ha avuto problemi con l'azienda, "anche perché era troppo buono e si è lasciato un po' imbrogliare da qualcuno di cui si fidava". Negli anni successivi anche i fratelli si sposano e, dopo la morte del papa nel 1970, l'azienda è portata avanti dal fratello Antonio, al quale Elide e Renzo continuano a dare una mano. Oggi l'azienda, pur nella sua dimensione familiare, continua a produrre formaggini con un altro Vittorio, figlio di Antonio: "Non si è dovuto neppure cambiare l'intestazione ed anche il logo della carta di imbal­aggio è ancora lo stesso usato dal nonno, Vittorio Doniselli". Ma quel che più conta è che i formaggini Doniselli sono sempre molto apprezzati. Qual è la ricetta? "Molto semplice: sono veramente naturali, solo latte, caglio e sale".

Di quand'era giovane Elide ricorda sì i momenti difficili, il periodo della guerra, in cui "si faceva anche la fame, soprattutto se non si era amici dei fascisti; ricordo che una volta mia mamma era andata a prendere la farina dal Pédro Marcotél e si è sentita dire di lasciare lì la vera se voleva la farina...". A questo proposito mi racconta un aneddoto riferito a Jacom Pasaè: quando magari aveva alzato un po' il gomito e quindi aveva meno scrupoli a parlare, abitando nelle vicinanze dell'allora podestà Isaia Bonasio, gridava "Adès sii drèe a fa rostì i verz ma i polastri ch'i fai rostì stanòc dov'ei?" Di giorno sembrava dovessero avere solo le verze ma di notte si sentiva anche il profumo del pollo arrosto, che misteriosamente di giorno spariva!


Elide ricorda anche molti momenti belli in cui lei era comunque contenta, le piaceva molto la compagnia, anche andare a ballare al Cavallino Bianco; all’inizio andava in giro anche se non poteva avere le scarpe e doveva accontentarsi degli zoccoli... e soprattutto ricorda anche molte persone buone. "L'avvocato Pozzi metteva paura, ma a volte quando andavamo giù al tennis ci faceva portare dei biscotti (o forse era donna Lina che ce li faceva avere ...); anche Giovannina Doniselli mi mandava spesso qualcosa da mangiare; lei allora faceva il pane in casa, aveva veramente un cuore d'oro ... Io allora 'parlavo' a suo figlio Giulio, che faceva il macellaio. Per una serie di motivi ci siamo poi lasciati ". A questo proposito ricorda un episodio: "Con Maria Mazzoleni stavamo andando per castagne verso Cripiàn quando verso Crevégg abbiamo sentito una fuci­lata che mi ha preso di striscio ferendomi superfi­cialmente alla spalla e a un orecchio; io non ho dato peso alla cosa e ho convinto anche Maria a prose­guire, ma al ritorno a casa, col nostro sacco di ca­stagne, abbiamo trovato un gran trambusto perché Giovanni Invernizzi (Campèto) aveva visto che a sparare era stato proprio Giulio, che in quel periodo andava a caccia e che probabilmente non ci aveva viste. Mi hanno portato dal dr. Todeschini a Cremeno a farmi medicare e poi dai Carabinieri dove avevano segnalato l'incidente, anche se io non avrei voluto. Ci doveva essere anche il processo ma poco prima che ci fosse Giulio, che era malato di nefrite, è morto ad appena 25 anni. Con lui e la sua mamma ho sempre mantenuto un buon rapporto. Quando passavo da casa sua dal balcone scambiavamo qualche parola. Solo un mese prima di morire, tramite sua cognata Rina (moglie di Battista Merlo), mi aveva chiesto di passare a trovarlo ed io nel pomeriggio, era il 19 marzo giorno di S.Giuseppe, sono stata a casa sua".

Le piace ricordare alcuni racconti del papà riferiti al periodo della prima guerra mondiale: "Faceva il telegrafista e per questo aveva saputo in anteprima che era stato firmato l'armistizio e che la guerra stava finendo"; come pure l'acquisto della casa dove Elide abita tuttora: "Era la casa di mio nonno e una mia zia, emigrata in America, voleva venderla; mio papà l'ha voluta assolutamente acquistare anche se non aveva abbastanza soldi (247.000 lire) e dovette farseli prestare".

Il papà Vittorio è stato anche Sindaco di Pasturo; con le elezioni del 27 maggio 1951 era stato eletto Sindaco, con qualche difficoltà, Mazzoleni Silvio, che però l'anno successivo dovette rassegnare le dimissioni. Fu così che divenne Sindaco Doniselli Vittorio che fino ad allora era Assessore. Anche Vittorio nel 1955, sia per problemi di salute che per difficoltà nell'azienda, dovette dimettersi.

Elide in quel periodo "parlava" a Giovanni Acquistapace, di Prato San Pietro; più volte le aveva chiesto di sposarlo ma lei aveva rinviato sempre perché aveva la famiglia cui badare. Quando la situazione era più tranquilla (i fratelli erano sposati, il papà era morto ecc.) Giovanni, che lavorava presso l'officina Galperti, cominciò ad accusare diversi problemi di salute, conseguenza della guerra in Albania: "Ne ha passate tante in guerra ... ha avuto grossi problemi soprattutto ai piedi e alle gambe. Ha dovuto essere ricoverato a Nuova Olonio dove è rimasto per ben sette anni e dove, per un infarto, è morto nel 1980. Ricordo che qualcuno mi diceva di lasciarlo, visto che era malato, ma io l'ho sempre seguito, anche da ricoverato; gli portavo il cambio della biancheria e quant'altro aveva bisogno. Mi ha aiu­tato molto in quel periodo proprio Battista Galper­ti, che era anche Sindaco di Cortenova".

Per oltre quindici anni (dal '78 al '93) Elide ha lavorato anche al Bar in piazza a Pasturo, quando era gestito da Ganassa Eugenio e Cristina: "Li ho visti tutti crescere i loro figli. Mi piaceva stare con la gente, anche aiutare se c'era bisogno".

Racconta come in tutti questi anni ha conosciuto diversi parroci di Pasturo: "Ricordo bene don Riccardo Cima, uno che se aveva qualcosa da dire, te lo diceva in faccia; o anche don Tullio, che mi aveva proposto di fare la bidella per la Scuola Media (quando le Medie erano qui a Pasturo), ma purtroppo non ho potuto accettare".

Dopo una breve pausa, mi confida: "In parte ho sacrificato la mia vita, prima per i miei fratelli e poi per Giovanni, ma sono contenta così ... So di non aver fatto del male agli altri e questo mi dà tranquillità; del resto anche a me piace ricordare quelli che mi hanno fatto del bene".

                                                                                                                                                                                                                                              Guido


IL GRINZONE n.52