PENSIERI POST-SANTIAGO

 

Sono trascorsi quasi tre mesi dal mio ritorno ad Edimburgo dopo il cammino di Santiago intrapreso ad inizio luglio, ed un’esperienza simile merita alcune riflessioni.


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I motivi che mi hanno spinta ad intraprendere questo viaggio sono stati diversi: avevo voglia di tempo per me stessa, di tempo lento, scandito da piccoli attimi che viaggiando a piedi è possibile vivere ed assaporare, come avevo il desiderio di visitare e conoscere meglio il Portogallo e la Spagna per la loro cultura profondamente mediterranea. Così, approfittando della conoscenza di alcune persone che si erano già cimentate con il Cammino e di un paio di guide prese in prestito in biblioteca, ho iniziato a pianificare il mio viaggio. L’essenziale: questa parola è risuonata in diverse conversazioni e tra le righe dei libri noleggiati per cui ho capito che il mio zaino doveva essere il più possibile leggero, indispensabile, perché sarebbe stato eccessivo e superfluo caricarmi di un peso che mi avrebbe solo affaticata durante gli spostamenti.

Così, sabato 29 giugno, sono partita per Oporto dove avrei iniziato il percorso della costa due giorni dopo. Non sapevo cosa aspettarmi esattamente, ma, giunta alla fine, mi sono resa conto che, nonostante fossi partita in compagnia di me stessa, non c’è stato un giorno che sia stata o mi sia sentita sola. I giorni passavano e ogni giorno era un traguardo e un nuovo incontro.

  

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La prima settimana ho attraversato il nord del Portogallo, oltrepassando il confine spagnolo il quinto giorno. Lì purtroppo ho dovuto prendere la decisione di fermarmi per un paio di giorni per la formazione di una tendinite al piede che reclamava riposo. Così ho trascorso un paio di giornate in compagnia di un’amica conosciuta all’inizio del percorso, per prendere poi un autobus diretto a Vigo da dove sarei partita una seconda volta a piedi per raggiungere finalmente Santiago. E così è avvenuto: il tendine continuava a battere e a rimanere gonfio nonostante il riposo ed alcune medicazioni, ma grazie alla forza di volontà, alle chiacchiere con i pellegrini e ai miei sandali da passeggio indossati alla “tedesca” e non, giovedì 11 luglio sono giunta di fronte alla magnifica cattedrale. L’emozione è stata unica ed intensa, non solo per la meraviglia del luogo, ma in particolare per l’atmosfera di gioia e di pace che si crea tra i pellegrini e non che raggiungono la piazza. La conchiglia, simbolo di chi percorre il Cammino, e la Compostela, ovvero il certificato rilasciato al termine del pellegrinaggio, stanno ancora con me, quanto indelebili rimangono i ricordi dei paesaggi e delle persone incontrate lungo il mio primo e spero non ultimo Cammino. Ultreia!


                                                                       Miriam

 

IL GRINZONE n.68