UN'ESTATE DI SORRISI


Sono passati già tre anni dalla mia prima volta in Asia e, anche quest’anno, dopo un accurato pensiero, ho deciso che avrei trascorso la mia estate nello stesso continente. Non la Mongolia però, un territorio molto più a sud (ed anche più umido e caldo), affacciato sulle acque dell’oceano Indiano: la Thailandia e la Malesia.

Il primo step del mio viaggio è coinciso con un’esperienza di volontariato nella provincia di Songkhla, in Thailandia, non lontano dal confine malese, dove, stranamente rispetto a quello che è uno dei luoghi comuni quando si pensa all’Asia, la maggior parte della popolazione è di religione islamica. 
Giunta a destinazione, il mio ruolo di insegnante d’inglese è iniziato dopo alcuni giorni: il tempo di conoscere gli altri volontari europei (tutti provenienti dalla Francia) e quelli locali, per iniziare l’attività didattica con i miei nuovi studenti. Ritengo che non sarei mai riuscita ad immaginarmi la routine educativa di un paese così lontano dal nostro se non mi fossi ritrovata in quel luogo: i bambini frequentano le lezioni circa dieci mesi all’anno “portando con sé” una buona dose di entusiasmo, rispetto, dedizione e quell’immancabile sorriso che è sempre acceso e vivo nonostante il caldo tropicale. Ogni giorno, chi a piedi e chi sul motorino che spesso trasporta intere famiglie, i bambini si recano a scuola con le loro colorate uniformi che abbandonano esclusivamente per le giornate di attività sportiva.
Insieme a loro ci sono poi gli insegnanti che, con delicatezza e sensibilità, supportano sempre i loro allievi, guidandoli non solo nei momenti dedicati allo studio ma anche per il rito dell’alza bandiera, la pulizia della scuola (i bambini sono i responsabili a tenere pulito il giardino e a scopare le aule) e durante i momenti della mensa e dell’igiene personale (lavaggio denti).

L’atmosfera rilassata e serena che ho respirato all’interno delle tre scuole nelle quali ho lavorato mi ha accompagnata fino alla chiusura del mio progetto quando, scaduto il visto per rimanere in Thailandia, ho iniziato quello che sarebbe stato il mio vero viaggio, cioè la scoperta e la visita di nuovi posti. Il 29 luglio ho salutato la provincia di Songkhla per addentrarmi in un nuovo mondo: la Malesia.

Non sono partita con un programma definito: giorno per giorno decidevo il da farsi, seguendo l’istinto e lasciandomi trasportare dalle conoscenze con altri viaggiatori.
Kota Bharu, le isole Perenthian, Kuala Terenganu, Kuala Lumpur e Penang sono state le tappe delle mie prime due settimane d’agosto: in questo arco di tempo, nonostante viaggiassi da sola, non mi sono mai sentita abbandonata, perché ogni giorno era occasione di incontri con altre persone che, come me, si trovavano lì per scoprire una nuova realtà. Stranieri e non stranieri mi hanno insegnato come meglio muovermi e cosa era più conveniente e interessante fare.

La Malesia ha rappresentato tuttavia solo una piccola “fetta” del mio periodo estivo: il mio desiderio era infatti di concludere la mia permanenza in Thailandia, anche perché sarei ripartita da Bangkok per tornare in Italia. E così, a metà mese, dopo essere entrata “in confidenza” con i mezzi pubblici (treni, pullman, minivan …) ho ripreso la strada di ritorno verso la Thailandia, anticamente chiamata Siam. I giorni volavano senza che io me ne accorgessi e così, Lonely Planet alla mano, mi sono diretta nelle famose isole di Kho Tao e Kho Samui dove, grazie a preziose conoscenze, sono rimasta ospite di una famiglia del posto con la quale condividevo buona parte della giornata. Strano ma vero, ho iniziato a essere stanca di vedere solo il mare e così ho scelto alcune mete, e cioè Hua Hin, Khanchanaburi, Phetchaburi e Ayuttaya dove avrei avuto modo di visitare i luoghi artistici e culturali di questa terra. Templi buddisti e rovine storiche sono i padroni di queste località, visitabili non solo con mezzi pubblici ma anche con i simpatici tuk tuk o i songtaew, trasporti speciali e colorati, tipici del sud est asiatico.


      


Il 29 agosto, la data del mio rientro, sembrava non dovesse mai arrivare. E invece quei due mesi tanto attesi e desiderati sono volati, lasciando in me il ricordo, ma soprattutto quelle emozioni che solo una terra vecchia e spirituale come l’Asia può lasciare.

Korp kun ka (in Thailandia), terima kasih (in Malaysia): grazie!

 

                                                                                                 Miriam


IL GRINZONE n. 54