1942-1945. PASTURO E LA GUERRA



Nel 1942 il podestà Pozzi si dimetteva dopo sette anni di attività.
Passarono mesi prima che venisse sostituito da Isaia Bonasio, con comunicazione del prefetto Rino Parenti in data 17 aprile 1943.
Nel frattempo, nei primi mesi di quell’anno, era nato a Lecco un comitato di azione antifascista, che comprendeva anche don Giovanni Ticozzi, nato a Pasturo nel 1897 e preside del Liceo Classico.

Dopo l’8 Settembre 1943, quando le montagne diventano il rifugio di centinaia di sbandati e reduci, un gruppo si stabilì anche sopra Pasturo, al comando del colonnello Morandi e con i centri di raccordo a Maggio, Barzio e Introbio.
La mattina di domenica 17 ottobre una divisione di alpini bavaresi, guidati dai fascisti, iniziava il rastrellamento delle formazioni delle montagne valsassinesi. Sul giornale clandestino “L’Unità” si leggeva: “Donne, vecchi, bambini venivano presi particolarmente di mira per atterrire. A Pasturo la popolazione fu trascinata nella piazza. A Ballabio la Messa venne interrotta violentemente e i due preti arrestati”. Mentre si hanno le mortali sparatorie sui ragazzi dei monti di Primaluna e di Introbio, nel pomeriggio battevano le pendici sopra Ballabio e Pasturo, diretti verso i Resinelli, il cui gruppo si era sottratto allo scontro defilandosi per la Val Calolden. Non grandi risultati con quel rastrellamento, ma una lezione di terrore sì.

Giungevano frattanto anche a Pasturo nell’autunno 1944 le disastrose notizie dai fronti balcanico e russo; il 21 settembre il Centro di assistenza della RSI di Como avvisava che il distretto aveva liquidato una serie di pratiche per 14 soldati del luogo dispersi in Russia, con un vaglia per un’indennità una tantum di lire 454: ricorrono i nomi dell’avv Francesco Invernizzi, figlio di Giacomo, Tomaso Ticozzi, Martino Galbani, sergente del 5° Alpini, ecc.
Nel 1944 la valle era un fermento di partigiani. Il Capo della Provincia Renato Celio aveva delegato a guidare le Brigate Nere, che tenevano il controllo della Valsassina, il maggiore Noseda: a lui toccava il compito di guidare il più ampio attacco alle formazioni partigiane delle valli. Il 10 ottobre, soprattutto per rompere il collegamento con la Resistenza valtellinese, otto colonne con 4000 uomini delle S.S. Italiane salirono da Dervio e Bellano contro il grosso della Brigata Rosselli, attestata fra Premana e Introbio: furono i giorni degli scontri, delle torture, delle fucilazioni. I fascisti puntarono poi su Pasturo e la Brigata Poletti.

Due rapporti del 20 settembre e 20 ottobre 1944: il primo dettato dal Comune di Pasturo, l’altro dal prefetto reggente Bettinelli al sindaco, danno dettagli sulla situazione di Pasturo.
Venne occupato l’intero paese, occupati municipio e scuola, requisite le radio della scuola e del municipio e la macchina per scrivere, le radio dell’avv. Pozzi, di Natale Rosa e di Luigi Redaelli, distrutte le ville Amalia e Bonasio. La maestra comunale Bambina Ticozzi, nata nel 1893, venne arrestata e inviata a S. Vittore in attesa di partire per la Germania come da condanna. Dodici giovani, pur muniti di regolare esonero dalla leva per motivi di lavoro, vennero condannati alla deportazione ed inizialmente portati nel carcere di San Vittore a Milano: fra loro Ferdinando Artusi, Ernesto ed Eusebio De Martini, Giuseppe Galbani, Battista Merlo, Giancarlo Orlandi, Giovanni Orlandi, Giuseppe Orlandi, Mario e Martino Orlandi, Andrea e Francesco Ticozzelli.
Poi i militi salgono la Grigna, devastando i ricoveri, uccidono Giovanni Battista De Dionigi, ferendo pure un’altra persona; danneggiano le baite a Cornisella e alla Coa, distruggono il rifugio Pialeral, di cui era custode la guida alpina Giovanni Gandin e perfino il Rifugio Brioschi, in vetta alla Grigna, tenuto da Giovanni Agostoni.


In un mese di rovine, la valle vide più di cento morti, quasi 500 deportati, 700 baite e rifugi distrutti, due brigate partigiane quasi annientate.
Era allora podestà, come detto, il Bonasio, e segretario comunale dal 28 agosto Rinaldo Bonini.
Quando Bonasio per motivi di salute si dimise, il capo della Provincia, su consiglio del Noseda, il 6 febbraio 1945 lo sostituiva con il ragionier Mario Invernizzi, già segretario, che veniva nominato commissario prefettizio a titolo gratuito.
Il 10 maggio 1945 si tenne l’Assemblea dei capifamiglia che nominava provvisoriamente una giunta comunale nelle persone di Giuseppe Arrigoni, Ferdinando Artusi, Giovanni Bergamini, Mario Invernizzi di Giuseppe, Andrea Pigazzi, Giuseppe Agostoni e Francesco Ticozzi fu Giuseppe. Costui, come anziano, presiedette il giorno 13 maggio alle ore 11 la riunione con la nomina del Sindaco, che fu Mario Invernizzi, già designato dal CLN, assistito dal segretario Lucindo Magni. Questo è quanto risulta dai verbali dell’epoca.


Ma vi erano ancora molti soldati di cui non si avevano notizie…
Nel maggio 1948 da Como si stila un elenco di 18 irreperibili nel settore russo balcanico, anche se un appunto a matita segnala 19 irreperibili e 3 morti. Un successivo elenco inviato all’Ass. Naz. Caduti di Como il 2 dicembre 1949 indica 22 nomi di soldati irreperibili, spariti nel 1943 in Russia, segnalando pure due morti: Giovanni Bonfanti, morto il 22 gennaio 1945 a Hilden in Germania, e Tomaso Rosa morto il 6 luglio 1944 a Ponte a Emma in Toscana.
Alcuni dei dispersi fortunosamente riuscirono a rientrare, come Tomaso Ticozzi. Sempre nell’agosto 1948 si versavano gli indennizzi per 8 prigionieri di guerra mentre altri prigionieri riuscirono a rientrare, prima 3, poi 11 reduci, poi altri 9, infine gli ultimi 8.

 

                                                                                       Angelo Borghi


IL GRINZONE n.11