DALLA SARDEGNA... A PASTURO


Più volte ho avuto occasione di passare nella sua casa-laboratorio, in via Provinciale a Pasturo, e gustare un buon caffè chiacchierando del più e del meno. Capitava anche che Nello raccontasse qualche episodio della sua vita. Questa volta gli chiedo invece di raccontarla dall’inizio...



In continente sono venuto per la prima volta nel 1954 da una mia zia residente a Roma. In tasca però avevo anche un biglietto per l’Australia…”. Caddeo Leonello, questo il suo vero nome, è nato in Sardegna, a Ghilarza (Oristano), nel 1941; era il maggiore e dopo di lui sono nati una sorella, Uccia, nel 1943 (vive in Sardegna, sposata con un figlio, veterinario) e un fratello, Andrea, nel 1945 (sposato con 4 figli, ha lavorato per 45 anni come infermiere a Limbiate; morto per malattia nel 2009). Erano gli anni della guerra e Nello fin da piccolo deve affrontare una situazione di povertà e di difficoltà. Assieme ad altri suoi coetanei, deve anche lavorare: “Con altri bambini andavamo da un sarto, una brava persona, che ci insegnava a cucire in particolare, siccome avevamo le dita piccole, le federe dei vestiti col sottopunto”.

Una vita “in salita” che si aggrava quando Nello, a sette anni, perde entrambi i genitori: il papà per un incidente e la mamma per problemi cardiaci.

Sta coi nonni e con gli zii che fanno i pastori ma anche i tagliapietre e scalpellini. Ghilarza sorge su un pianoro basaltico per cui molti erano occupati in tale settore. Si stava costruendo in quegli anni la statale “Carlo Felice”, l’arteria che attraversa la Sardegna da nord a sud, e un po’ tutti erano coinvolti: gli uomini cavavano i massi che spaccavano con le mine e sagomavano con lo scalpello per costruire i muri; gli “scarti” dei sassi venivano invece lavorati dalle donne e dai bambini che li trituravano in appositi contenitori per formare il pietrisco da mettere come sottofondo sulla strada. Nello riesce anche, osservando gli adulti lavorare la pietra, a farne delle piccole sculture. Anche col legno dimostra di saperci fare ed il nonno, che apprezza e nota il talento del nipote, gli raccomanda: “Si di arrennés non fezas su tzeracu a sos atros – Cioè: Cerca di non fare il servo degli altriNon era un’affermazione contro i padroni, mio nonno era pastore anche lui; voleva solo dirmi di decidere io della mia vita”.

Dopo le elementari Nello viene mandato in un istituto dei Salesiani come inserviente: “In pratica servivo a mensa gli studenti…”. Ma nel pomeriggio, con l’aiuto di uno degli insegnanti, che lo incita in tal senso, si prepara per sostenere gli esami del corso di Avviamento Professionale Agrario: “Certamente mi hanno dato una grossa mano perché in un anno ho conseguito il diploma triennale come privatista.”

Nel frattempo un’associazione che si occupa di “trovare un futuro” ai ragazzi sardi che desiderano emigrare ed ha contatti con l’Australia riesce ad avere dei biglietti aerei per quel Paese e ne offre uno anche a Nello il quale, dopo aver contattato una zia che lo invita ad andare da lei, parte per Roma. Ha 14 anni; dopo un primo periodo in cui fa lo “sguattero” (come li chiamavano allora) in un ristorante, la zia lo iscrive ad una scuola alberghiera a Perugia.

Giunge a Milano nel 1958 come cameriere e successivamente a Cesano Maderno. Continua ad utilizzare il tempo libero per la sua passione creando col legno piccoli oggetti che riesce a vendere nei vari posti che frequenta per lavoro. Comincia a pensare ad un proprio “laboratorio” per cui i diversi lavori che svolge li considera un’occasione per raggranellare i soldi necessari. Frequenta il ristorante anche un signore, che lavora nella “Sala delle grida” (l’attuale Borsa): “Ricordo ancora le sue parole con cui mi suggeriva di non affidare i miei risparmi passivamente alla Banca ma di utilizzare la Banca come un attrezzo del mio lavoro. Un monito che ho sempre considerato come la prosecuzione della frase iniziale di mio nonno. Quando poi, allo sportello della banca, dicevo come volevo investire i miei soldi, mi guardavano male, mi dicevano che quello era un compito loro ma io insistevo fin quando, dopo avermi fatto parlare col Direttore, accettavano le mie proposte. In realtà erano le indicazioni che mi suggeriva quello che oggi chiameremmo ’agente di borsa’, indicazioni che mi sono state estremamente utili”.

Nello continua l’attività di cameriere, crea piccole opere di legno (teste d’angelo, motivi floreali ecc.) e frequenta pure uno studio fotografico perché molto interessato anche alla fotografia. Legge e consulta qualche libro d’arte e conosce altri scultori e fotografi coi quali si confronta e dai quali cerca di imparare.

 

Valsassina

“Un giorno che con alcuni amici ero andato ad Artavaggio, avevo notato il cartello AFFITTASI su un locale nella via centrale di Moggio”. Con un altro giovane, nipote del suo datore di lavoro, nel 1973 vi apre un laboratorio di scultura e uno studio di fotografia. Per poterlo fare deve iscriversi come “artigiano” superando un esame: “C’era un certo signor Crippa che, nonostante alcune resistenze di altre persone e in parte dell’Amministrazione del Comune, apprezza il mio lavoro e così ottengo una prima licenza”. Iniziano poi anche diversi scambi con altri artigiani che incontra nei vari mercati e quindi il laboratorio diventa un ‘emporio’ di diverse produzioni (dall’oggettistica in legno e in pietra ai maglioni di lana d’angora, dagli album fotografici alle produzioni in ceramica ed altro ancora)

 

Pasturo

Il laboratorio di Moggio era troppo piccolo… io ero alla ricerca di un posto dove poter vivere e lavorare, una casa/laboratorio se così posso dire. A Pasturo, sulla Via Provinciale di fronte all’area dove da alcuni anni si realizzava la ‘Sagra delle Sagre’, era in vendita una porzione di edificio rurale, stalla e abitazione con un vasto terreno attorno. Una vera opportunità. Nel 1981 lo prendo in affitto e finalmente, dopo una trattativa non facile per diversi aspetti, nel 1987 riesco ad acquistarlo ed inizio a pensare ad una ristrutturazione per potermi trasferire sia come abitazione che come attività”.

Negli anni ottanta, a Moggio dove lavorava come commessa in una panetteria, conosce Diana, di Prato San Pietro: “La persona più importante della mia vita, con lei è scattata da subito una sintonia affettiva e professionale. E’ stata lei a ‘incanalarmi’ nel settore della scultura del legno che prima io esercitavo assieme a molte altre attività… Facevo il fotografo, l’istruttore di tennis e guidavo anche lo scuolabus siccome avevo la patente D…”. Si sposano nel gennaio del 1989, quando erano in fase di conclusione i lavori di ristrutturazione a Pasturo.

Sono anche gli anni di impegno amministrativo nel Comune di Moggio: “Dal 1985 al 2009 ho ricoperto diversi ruoli, da consigliere comunale ad assessore e vicesindaco. Mi sono sempre occupato di turismo e di rendere il paese più accogliente sia con iniziative di carattere culturale (come Moggio in fotografia o concorso di …) che di carattere sportivo (che ha visto la sua massima espressione nella costruzione del centro sportivo del paese). Ma soprattutto l’animazione organizzata nei mesi estivi e l’iniziativa “Sapori d’Autunno”, un weekend che coinvolge tutti i commercianti (e non solo) del paese e che vede Moggio ‘invasa’ da migliaia di persone. Non sono state iniziative sorte dal nulla e certamente non si sarebbero potute organizzare senza la condivisione e la collaborazione di tutta l’amministrazione comunale, compresi gli addetti agli uffici, e gli operatori economici del paese ma forse ancora di più di tutta la popolazione. Ricordo che all’inizio c’era anche un po’ di diffidenza, un voler capire meglio cosa stava succedendo, ma col tempo sono prevalse la fiducia e la collaborazione”.

Non dimentica però, Nello, la sua attività scultorea che anzi si consolida ed intensifica, sempre avendo al fianco la moglie Diana come decoratrice. Un’attività intensa, sia come lavoro che come relazioni. La casa/laboratorio di Nello e Diana diventa un punto di riferimento per molte persone, dal semplice acquirente a chi commissiona opere rilevanti, dal turista di passaggio agli amici con cui ci si confronta e si condividono idee e progetti. Fra gli altri anche diversi ragazzi delle scuole, sia singolarmente che in gruppo, vi si recano per “cimentarsi” nella lavorazione del legno ricevendo da Nello utili e preziose indicazioni. Sono molteplici gli episodi e gli incontri che si susseguono in oltre quarant’anni di lavoro costellati anche da numerosi aneddoti: “Ricordo un americano che mi ha commissionato un Trofeo per una corsa di serpenti a sonagli che si svolgeva a San Patricio in Texas…”. Molto rilevante per l’attività è la partecipazione alle varie Fiere dell’artigianato, dove si creano contatti, confronti e scambi commerciali, in particolare con alcune Regioni: con la Val d’Aosta per l’oggettistica in legno e le grolle, con la Sicilia e la Puglia per le ceramiche, con la Toscana per le cornici e i mobiletti. E poi con la Sardegna dove ogni anno Nello torna, anche per trovare i parenti, e dove lascia le sue sculture prendendo cestini in asfodelo, ceramiche e i famosi tappeti sardi. Tutti prodotti che poi si potevano trovare nel negozio di Pasturo.

 

        

 

Nello si cimenta soprattutto nell’arte sacra, teste alate di angeli, statue di santi, Madonne, presepi, crocifissi… Per questo ha contatti anche con diversi sacerdoti: “All’inizio degli anni novanta un prete della Valtellina, che mi aveva commissionato un lavoro, si è trovato in difficoltà a saldare il debito, e mi ha allora offerto una Madonna dipinta su una tavola di legno; un po’ scocciato l’avevo messa in un angolo del laboratorio e quasi me l’ero dimenticata. Un giorno passa a trovarmi don Pietro Fumagalli e io noto che, mentre girava nel laboratorio, insisteva con lo sguardo su quella Madonna per cui gli ho proposto: ‘Se le piace gliela regalo’. Don Pietro era anziano, era un erborista stimato ed anche un vero intenditore delle cose belle. Comincia a farmi domande sulla mia attività e, vedendo che in casa ci sono ancora i muratori per la ristrutturazione mi dice: ‘Ti aiuto io a pagare il restauro della tua casa’ e mi commissiona i lavori della chiesa a Mazzo di Rho”.

Un fatto analogo avviene con la Madre Generale di una Congregazione di suore. “Avevo realizzato, su commissione, un Gesù Bambino per un prete che però si era sbagliato a fornirmi le misure per cui ho dovuto poi realizzarne un altro più piccolo. Quando ho visto la suora molto interessata a quel Gesù Bambino rimasto nel mio laboratorio, ho deciso di regalarglielo e da allora, anche da parte sua, ci sono state interessanti proposte di lavoro”. E’ proprio vero il detto che a volte si ottiene di più con la generosità… “Ho incontrato anch’io persone generose che, senza pretese, mi hanno aiutato; fa parte dell’esperienza, il dare che si trasforma in avere. Dico una cosa che può sembrare strana ma è nel carattere della Barbagia offrire all’ospite quello che puoi dare senza pensare di averne un vantaggio. C’è un detto: ‘A s’istranzu non d’abbadiede in sa bertula’, ‘al forestiero non devi guardare nel portafoglio’. E questo tratto del carattere lo ritrovo anche in me”.

Le statue e i lavori di Nello si possono ammirare in diverse chiese: la statua di S. Grato a Vendrogno; una statua della Madonna di Tirano per una Chiesa del Brasile, portata da alcuni emigrati valtellinesi; un’altra Madonna di oltre due metri nella Chiesa di Opera; un S. Giacomo di Compostela acquistato da italiani emigrati in Spagna; gli angeli sopra il confessionale nella Chiesa di Pasturo (in sostituzione di quelli che erano stati rubati); altre opere nelle chiese di Villasanta, Bellano, San Donato, Bernareggio, San Giuliano, Nerviano…

E’ molto soddisfatto Nello della sua esperienza e della sua attività, ma qual è il segreto che l’ha sempre spinto e sostenuto? “Una grande passione, senza di essa non si va da nessuna parte. E poi gli incontri con le persone rispetto alle quali ho sempre cercato di carpire il meglio accettando anche i consigli senza però mai essere sottomesso, come mi aveva detto mio nonno”.

Origini sarde ben radicate ma ormai valsassinese a tutti gli effetti: “Amo davvero questa valle e Pasturo in particolare. Mi capita, guardandolo dalla Provinciale, di immaginare Pasturo tutto ‘ridipinto’, con le case colorate, che ti invogliano a visitarlo… è veramente una bella cartolina... ho provato anche a fare delle simulazioni col computer e devo dire che l’effetto è stupendo. Certo, bisogna avere passione per il proprio paese e mettere in campo idee e fantasia... La Valsassina è ricca, sono tutti dei gran lavoratori, ma non si può solo lavorare… Sembra quasi che la Valle si senta sazia, ciascuno pensa a se stesso, mentre bisogna avere fame di futuro, di cose nuove… Conoscere e apprendere cose nuove per me è sempre stata la regola di vita. La cultura è importante: i libri, il cinema, il teatro, così come il continuo confronto con gli altri. Sono cose che arricchiscono, fanno crescere e rendono migliori. Questo vuole essere un messaggio per i giovani! Non si deve lasciare che il paese invecchi con te. Non ci possono essere solo bar o negozi di alimentari, che pure sono essenziali. Occorre investire anche sulla bellezza, su ciò che può sembrare superfluo ma crea emozioni, come una bella fotografia o una bella scultura”.


L’incontro con Nello potrebbe continuare per ore… Ascoltarlo mentre racconta è un vero piacere e una continua scoperta. Per questo, nonostante sette anni fa - d’accordo con Diana - ha deciso di chiudere l’attività, la sua casa è sempre aperta…

 

                                                                                                      Guido


IL GRINZONE n. 73