DOMENEGHETTI VENERINO e CALLEGARI CORRADA

 

Festeggiano quest’anno il 65° di matrimonio. Nella loro casa in Via Casere (“Uno dei punti più soleggiati e più panoramici di Pasturo”) Domeneghetti Venerino e Callegari Corrada riavvolgono il nastro della storia della loro famiglia: “Sembra una favola, ma non tutto è stato facile e neppure scontato”.

Entrambi veneti, di Corbola (Rovigo), giungono a Pasturo nel 1972, con i quattro figli: Ezzelino (nato nel 1956), Graziella (1960), Mauro (1965) e Bellino (1970).

Venerino, nato nel 1934, già dopo la terza elementare inizia a collaborare con la sua famiglia nel lavoro dei campi: il proprietario concede loro il terreno da coltivare riconoscendo una percentuale, circa il 22%, dei prodotti (patate o mais) o del ricavato dalla vendita nel caso delle barbabietole da zucchero o dell’uva. E Venerino, in bicicletta con due ceste laterali, va fin nei paesi del Ferrarese a vendere i prodotti oppure a scambiarli, in particolare col riso che si coltiva da quelle parti. Solo più tardi acquista una bicicletta col motore, chiamata l’alpino, alla quale comunque aggiunge le ceste per trasportare la merce. Per finire le scuole segue dei corsi serali organizzati dal Comune dando poi l’esame di licenza elementare.

Successivamente va a lavorare in un paese vicino presso una fornace che produce mattoni pieni e forati. Inizia in quel contesto a guidare i primi “muletti” che certamente contribuiscono a rendere più alta la produttività, dapprima tutta basata sul lavoro manuale.

Venerino ha due sorelle: Pasqua, del 1941, moglie di Enzo Bertaglia, che lavora presso la stessa fornace col cognato, e Maria del 1946 che sposa Germani Giuseppe e vive a Milano per poi trasferirsi a Pasturo (qui una cognata aveva sposato un pasturese), anche perché i medici le sconsigliano di rimanere a Milano visti alcuni problemi di salute delle figlie.

A Corbola, un paese vicinissimo al delta del Po, non ci sono mai state vere e proprie alluvioni che invece, nel 1951 e poi nel 1957, hanno sommerso intere aree vicino ad Occhiobello. Ricordano che molte famiglie hanno perso tutto: casa, bestiame, raccolto…
Fra loro anche una sorella di Corrada e alcuni altri parenti e conoscenti, per cui tutti si sono dati da fare per aiutare “Ci si sentiva tutti un’unica famiglia ed era normale aiutarsi. C’era fratellanza fra tutti”. Anche al loro paese di tanto in tanto si verificano danni consistenti: tutta l’area infatti è sotto il livello del mare e per bonificare la palude sono state attivate delle potenti turbine che drenano l’acqua così da prosciugare i terreni che peraltro sono, per gli stessi motivi, molto fertili. Ne consegue che, allora ma ancora oggi, per contribuire ai costi delle turbine, i proprietari devono pagare una tassa consorziale.

Il papà di Venerino aveva sette fratelli, due dei quali, con pochi anni in più di Venerino, avevano sposato due sorelle di Corrada che ricorda: “Noi eravamo in dieci, sette femmine e tre maschi”. Ed è proprio al matrimonio di uno zio che Venerino incontra Corrada, che già conosceva, e i due cominciano a “parlarsi”.

Si sposano il 19 febbraio 1955: “Io avevo 21 anni e Corrada 19. Il pranzo di nozze l’abbiamo organizzato in casa. Poco dopo mi è arrivata la cartolina di precetto per andare a militare ma, siccome ero sposato, ho ottenuto l’esonero”.

Non c’erano molti soldi ma si era contenti di quel poco che si aveva. Si cantava dal mattino alla sera” dice Corrada ed aggiunge: “Adesso se uno canta pensano che sia matto o ubriaco…”. “Da ragazzi ci si trovava tutti nella stalla e gli anziani raccontavano sempre delle storie che solitamente si interrompevano sul più bello lasciandoci pieni di curiosità e così il racconto riprendeva la sera successiva…”, dice Venerino.

Nei primi anni di matrimonio entrambi lavorano con la famiglia nella coltivazione di vari prodotti (granoturco, frumento, barbabietole ecc.) e nell’accudimento di alcuni animali, manzette e tori da ingrasso e maiali. “C’era un toro molto aggressivo che mi faceva paura, me lo ricordo ancora oggi…”.

Acquistano poi una casa e un terreno in un paese vicino, Taglio di Po, dove piantano diversi filari di pioppi per legname e coltivano varie verdure da vendere. “A volte per poter mangiare qualcosa di buono andavo anche a pescare in alcuni canali vicino al nostro terreno, con una rete che avevo costruito io. Mi capitava di portare anche i figli che si divertivano un mondo quando mettevo nel secchio i pesci. La campagna è dura ma fa anche divertire…”. Alcuni anni dopo Venerino inizia a lavorare alla fornace mentre Corrada continua a seguire la coltivazione del loro terreno.

All’inizio degli anni settanta, a causa dell’esaurimento della cava di argilla, la fornace chiude e Venerino rimane senza lavoro. Anche la sorella Pasqua (che è però da sempre chiamata Lia) col marito Enzo si era nel frattempo trasferita a Pasturo dove Enzo aveva trovato lavoro in un’impresa edile. Anche il figlio Ezzelino era venuto a Pasturo ospite degli zii e, dopo aver superato gli esami di terza media come privatista, aveva iniziato a lavorare alla NORDA. E’ stato proprio Ezzelino a convincere i genitori a trasferirsi a Pasturo anche perché la mamma non accettava la ‘separazione’: “Trascuro me stessa se necessario, ma non posso lasciare soli i miei figli”.

             

È così che nel 1972 tutta la famiglia si trasferisce a Pasturo, inizialmente in affitto dai Mazzoleni. Venerino trova lavoro a Lecco da Rusconi, una Ditta che commercia materiali edili, mentre la moglie, assieme alla cognata Lia, apre un negozio di alimentari e soprattutto frutta, che lascia dopo un paio d’anni per seguire meglio i figli, in particolare i più piccoli. “A Corbola c’era più povertà, eravamo quasi tutti contadini e c’era emigrazione, mentre Pasturo e la Valsassina allora avevano una marcia in più, più movimento, più sviluppo… Ultimamente però la situazione è difficile anche qui, è tutto rallentato…”.

Ma l’impatto con gli abitanti di Pasturo come è stato? “Ci siamo sempre trovati bene e non abbiamo avuto problemi con nessuno. Ricordo che quando avevo aperto il negozio con mia cognata, un signore di Pasturo che ricordo benissimo è venuto a chiedere 2 kg di ‘Pom de tera’ per vedere se capivo il dialetto. Io gli ho dato un sacchetto e gli ho detto di prendere direttamente ciò che voleva… Così ho imparato che voleva le patate. Ma la stessa cosa è capitata a me quando sono andata dal panettiere a chiedere la farina ‘fiore’. Mi hanno guardata perplessi dicendo che non l’avevano, allora io l’ho indicata sullo scaffale… La farina bianca, per fare le torte noi la chiamavamo ‘fiore’ mentre la farina bianca era quella di granoturco per fare la polenta bianca…”. Ma a parte queste quisquilie, dovute a forme dialettali diverse, non ci sono mai stati problemi. Quasi con titubanza aggiungono che forse qui la gente è un po’ più chiusa rispetto a loro. Si nota maggiormente una certa invidia fra le persone e le famiglie che porta a volte a parlar male gli uni degli altri: “Anche in negozio mi capitava di sentire le persone parlar male di qualcun altro ma io cercavo di non farmi coinvolgere in queste critiche perchè preferivo pensare bene delle persone. Con le critiche e l’invidia si diventa tutti un po’ più cattivi ”.  

Dopo i primi mesi di lavoro a Venerino viene diagnosticata una allergia al cemento: “Avevo le mani e le gambe che spesso mi sanguinavano e soprattutto sentivo forti dolori ma dovevo lavorare; a casa avevo una moglie e quattro figli… Tramite Ezzelino sono andato a parlare con Marconi, allora direttore della Norda e, vista anche la mia precedente esperienza nella guida dei carrelli elevatori, sono stato assunto; alla Norda ho lavorato per 21 anni fino alla pensione nel 1995”.

L’inserimento e l’integrazione a Pasturo si consolida: dopo diversi anni in affitto al Condominio Promessi Sposi, acquistano la casa, dove si trasferiscono nel 1985 e dove ancora adesso abitano, in Via Casere.

Anche i figli crescono e formano le proprie famiglie.

Ezzelino nel 1980 sposa Liliana Bergamini con la quale, dopo alcuni anni, dà inizio all’attività dell’Agriturismo Due Soli, a Cortabbio, gestito ora assieme al figlio Maurizio.

Graziella, che lavorava presso l’Albergo Grigna, nel 1982 sposa Ticozzi Giampietro; abitano a Pasturo col figlio Francesco.

Mauro sposa Margherita di Bellano dove, dopo alcuni anni, si trasferiscono coi figli Nicolò e Sara.

Bellino si sposa con Manuela Camozzini di Barzio, dove ora vivono coi quattro figli (Matteo, Alessandro, Alyssa e Nathan).

“É bellissimo essere nonni; ci sentiamo ancora molto uniti con tutta la famiglia e ci vediamo spesso. Ci sono diverse occasioni, dai compleanni agli anniversari…”

Quindi siete contenti di essere venuti a Pasturo? Risponde Venerino: “Sicuramente sì. Avrei potuto andare a Torino, alla FIAT, dove c’era anche un mio zio e dove in quegli anni sono andati molti miei compaesani. Ma io non volevo andare in una città. Mi piaceva troppo la campagna e in questo senso Pasturo è stata la scelta giusta. Non riesco a fare a meno dell’orto che per me è come l’oro: da subito, anche quando non avevo un terreno mio, ho fatto l’orto presso altri fino a quando, con l’acquisto di questa casa, ho potuto averne uno tutto mio, bello e in una posizione invidiabile. Sto male se penso che al sopraggiungere della primavera, per i problemi di salute che mi sono capitati, non sarò più in grado di ‘vangare’ e seminare… Ma un po’ ci spero ancora”.

 

                                              

                                                                                              Guido


IL GRINZONE n.70