MIMMO, L'EGIZIANO

 

Molti pasturesi (e non solo) hanno apprezzato - e continuano a farlo - le pizze da asporto di Mimmo, cotte nel forno a legna nel centro del paese. In realtà il suo vero nome è Mohamed Abouyoussef, ma alcuni colleghi hanno iniziato a chiamarlo Mimmo per cui molti lo conoscono così.

Vive in Italia da oltre dieci anni: “Sono venuto nel dicembre del 2009 a Brescia dove c’era uno zio di mia moglie; mi sono dato da fare per cercare un lavoro e dopo alcuni mesi mi hanno proposto di lavorare in una pizzeria con altri egiziani a Sondrio. E’ lì che ho imparato…”. Dalla Valtellina alla Valsassina: per circa due anni a Barzio, alla pizzeria di fronte alla Chiesa, e poi ad Introbio. Avendo saputo della disponibilità di un locale a Pasturo, nell’ex panificio di Gigi Ticozzi, ha chiesto di poter subentrare nella gestione ad Orlandi Roberto e con alcuni sacrifici l’ha preso in affitto.

E così dal febbraio 2013 è a Pasturo dove, a maggio del 2016, l’ha raggiunto anche la moglie (Eslam Ghalwash) con due figli (Basmala nata nel 2010 e Seifeldin nato nel 2013) e dove è nato poi Sofian nel 2018.

Mohamed è nato nel 1974 in Egitto, a Birma, una cittadina di circa 100.000 abitanti che si trova a metà strada fra Alessandria d’Egitto e Il Cairo; a Birma vive ancora la sua famiglia: il padre di 78 anni, due fratelli e quattro sorelle. La popolazione è prevalentemente dedita all’agricoltura e al commercio. Il fratello maggiore, che prima era nell’esercito, ora si occupa di sicurezza, mentre l’altro fratello lavora in un albergo a Sharm el-Sheikh da dove rientra ogni mese per una settimana. Le sorelle, sposate, si occupano della casa e dei figli. Mohamed, dopo aver frequentato le scuole superiori, ha lavorato come guardia giurata in Kuwait per alcuni anni fino alla scelta di venire in Italia, scelta che poteva offrire maggiori opportunità soprattutto per la sua famiglia.

La moglie Eslam, nata nel 1987, si è laureata in letteratura inglese e storia dell’arte all’Università di Tanta, una città a circa 80 km a nord del Cairo. Anche la sua famiglia vive tuttora in Egitto: il padre di 69 anni, un fratello che lavora nell’edilizia e quattro sorelle. Sono molto legati fra loro e si sentono quasi tutti i giorni, così come con la famiglia del marito. A causa della pandemia Mohamed da tre anni non torna in Egitto (“Il problema è la quarantena cui sottoporsi al rientro in Italia mentre ho bisogno di lavorare”); la moglie Eslam, con i figli, è riuscita ad andare durante le vacanze dello scorso Natale (“Così i figli hanno potuto salutare i nonni, gli zii e i cugini senza perdere giorni di scuola”).



In effetti Mohamed ed Eslam sono molto interessati all’istruzione dei loro figli, che a loro volta frequentano la scuola volentieri. Ma c’è qualche sogno nel cassetto? Basmala è in prima media, a Cremeno, e vorrebbe poter fare poi Medicina all’Università. A Seifeldin, terza elementare, piacerebbe fare il pilota mentre il piccolo Sofian, ora alla scuola materna, vorrebbe fare l’ambasciatore… oppure il geometra. I genitori sorridono. Certo i sogni possono sembrare ambiziosi ma è bello che i figli possano esprimerli e crederci. Ma c’è un sogno nel cassetto anche per i genitori? “Che i figli possano trovarsi bene e realizzare le loro aspirazioni” rispondono entrambi.

Mohamed ed Eslam si sono conosciuti in Egitto in occasione del matrimonio di un loro parente nel 2007 e nel settembre del 2009 si sono sposati. I primi anni Eslam ha vissuto in casa coi suoi; sono stati anni difficili per la lontananza del marito che sentiva tutti i giorni ma che poteva vedere solo in occasione dei pochi rientri in Egitto, fino a quando la famiglia si è potuta ricongiungere.

In casa parlano arabo anche se i figli fra loro tendono ad utilizzare l’italiano che conoscono bene, correggendo anche i genitori o aiutandoli quando li vedono in difficoltà. La lingua infatti rimane un problema per i genitori, ad esempio per Mohamed che vorrebbe fare la patente: “Avevo la patente di guida in Egitto ma l’Italia non la riconosce e superare l’esame di teoria non è facile proprio perché a volte le diverse risposte alle domande si basano su differenze non facili da comprendere”. Anche per Eslam all’inizio è stato difficile; appena arrivata in Italia conosceva molto bene l’inglese ma nulla di italiano: “Ho frequentato alcune lezioni organizzate presso la scuola ma poi sono state interrotte. Comunque adesso mi sembra di cavarmela abbastanza bene”.

Perché ha scelto di fare il pizzaiolo? “I primi anni cercavo un lavoro, qualunque fosse; ma non era facile trovarlo. Si è presentata l’occasione della pizzeria e così, avendo imparato, ho continuato…”. Secondo lui anche il fatto che molti egiziani in Italia gestiscono delle pizzerie è dovuto a delle opportunità che si sono presentate in quel settore più che in altri. E’ contento del suo lavoro: prepara sia pizze e patatine che Kebab, particolarmente apprezzato dai suoi clienti, che giungono anche dai paesi vicini: “In questi anni ho pian piano imparato a conoscere i gusti delle persone che vengono da me e ho cercato di introdurre alcuni nuovi tipi di pizza. Anche mia moglie mi aiuta sia nel ricevere le varie ordinazioni che nella preparazione delle farciture”.

Il periodo della pandemia è stato difficile anche perché le consegne a domicilio non erano sufficienti per bilanciare l’attività solita. Per fortuna c’è stato qualche sostegno economico da parte dello Stato e del Comune per cui si sente in dovere di ringraziare. Adesso però l’attività è ripartita e si augura che non si interrompa più. Da parte sua si sta impegnando al massimo…

Si trova bene a Pasturo e anche la moglie conferma. C’è un buon rapporto con le persone che pian piano si conoscono, anche grazie ai figli e alla scuola da loro frequentata.

Per quanto riguarda l’Egitto mantengono ottimi rapporti con le famiglie anche se non seguono molto le vicende del Paese. Hanno sentito parlare di Giulio Regeni e sono addolorati per quanto successo. Non conoscono bene la vicenda di Patrick Zaki, lo studente egiziano che frequentava l’Università di Bologna e che è attualmente in carcere in Egitto. Parlandone mi dicono che anche nella loro città ci sono molte persone di religione copta, come Zaki, ma che la convivenza fra loro e la maggioranza di religione islamica è tranquilla e positiva. Infatti condividono alcuni momenti di festa: per i musulmani la fine del Ramadan (Eid al-Fitr che dura tre giorni), i 5 giorni della festa di Eid al Adha (la festa del sacrificio) o Mawlid, il ricordo della nascita di Maometto (quest’anno il 18 ottobre). Invece per i Cristiani Copti il Natale (che celebrano il 7 gennaio) e la Pasqua, feste entrambe precedute da diversi giorni di digiuno, come pure la festa dedicata alla Beata Vergine Maria in agosto.

Mentre ringrazio Mohamed ed Eslam per questa conversazione, aiutato dalla figlia maggiore Basmala, molto attenta e partecipe, mi sento di suggerire anche ai lettori del GRINZONE: se ancora non avete avuto occasione di provare, le pizze di Mimmo sono veramente da gustare…

                                                          

                                                                                                                 Guido


IL GRINZONE n.77