I FIGLI DELLA TRANSUMANZA


Già da qualche anno per le vie di Pasturo scorre la rievocazione storica della transumanza.
Si tratta senz’altro di una felice idea, perché, con le tradizionali “Giornate zootecniche”, ci ricorda come la ricchezza di Pasturo e Bajedo abbia le sue radici profonde nell’allevamento del bestiame, nel latte e nel formaggio.



Sia ben chiaro, non voglio dire che queste attività oggi non ci siano più! Anzi, sono tuttora un’importante fonte di reddito, ma nessuno può negare che oggi si siano sviluppate molte altre attività e che la vita del bergamino sia radicalmente cambiata.
In questo articolo voglio, però, soffermarmi brevemente sulla transumanza di molti anni fa, di quella transumanza che riempiva per giorni la strada della Valsassina fino a Lecco e che, in Lecco, aveva l’arrivo della sua prima tappa.
Fontane disposte lungo tutta la strada permettevano alle bestie di abbeverarsi. A Lecco, poi, c’era addirittura una località (non lontana dalla basilica di San Nicolò) detta la Bergamina perché era attrezzata per ospitare animali e uomini di passaggio. Per i primi c’erano prati recintati e stalle, per i secondi un’osteria, frequentata fino ai tempi della prima guerra mondiale.
Un concerto di campanacci preannunciava da lontano uno spettacolo grandioso e atteso dai bambini dei paesi attraversati dalle mandrie. E lo spettacolo non coinvolgeva solo gli animali (non dimentichiamo i cani da pastore che svolgevano il loro lavoro correndo avanti e indietro per tutto il tratto di colonna di loro competenza), ma anche gli uomini. Il viaggio dal monte verso la pianura, che essa fosse la bassa milanese, piuttosto che il pavese o il novarese o il lodigiano, muoveva intere famiglie, cioè uomini, donne bambini ed animali domestici.
La lunga fila era seguita da carri, a loro volta trainati da animali, ricolmi di ogni genere di masserizie, secondo la grandezza e la ricchezza della famiglia.
La transumanza, si sa, è come una migrazione e la partenza è accompagnata dalla certezza del ritorno. Basta attendere il cambio di stagione, il momento in cui il freddo lascia il posto ai primi caldi e i pascoli ai piedi della Grigna tornano verdi e si riempiono di fiori colorati.
Verso la fine di aprile fervono i preparativi per il ritorno, sono pronti: partono! La strada verso la amata valle sembra breve e lunga allo stesso tempo, perché le montagne, che si innalzano maestose dalla pianura, ad ogni passo si avvicinano ma non così rapidamente come il cuore vorrebbe.
Qualcuno, però, non può attendere. Che siano tornati o no a Pasturo, lui vuole vedere la luce. È il quattro maggio 1816 e nei registri dei battesimi conservati nell’archivio storico della parrocchia di Castello sopra Lecco si legge: Giovanni Domenico figlio di Gio: Maria Bergamini e Angelina Platine, legittimi consorti di Pasturo, nato oggi alle ore undici antimeridiane in casa dell’oste Cantino, coll’occasione che veniva dallo Stato di Novara per andare alla pia patria di Pasturo, fu battezzato da me inf.o in questa chiesa parrocchiale di Castello. Padrino fu Carlo Gius.e Bergamino, figlio del fu Bernardo di Pasturo nella Valsassina. P.te Gius.e Agostino Valsecchi Curato di Castello.
Quanti figli di Pasturo e Bajedo sono nati lungo le vie e nelle mete della transumanza! La mia stessa bisnonna Platti, per esempio, nacque a Mirabello di Pavia l’otto dicembre 1883.

 

                                                                                                Matteo  Possenti


IL GRINZONE n. 5