LE VIRTU' DEL SIBELLA NELLA PARROCCHIALE DI S.EUSEBIO

Modelli e modalità di lavoro


Nell’estate del 1885 il pittore bergamasco Antonio Sibella, coadiuvato dal decoratore Luigi Follatelli di Canzo che eseguì gli ornati, dipinse nella parrocchiale di S. Eusebio, oltre agli Angeli in adorazione del Ss. Sacramento nel presbiterio e ai Quattro Dottori nelle velette (questi ultimi andati distrutti), i quattro bei medaglioni della volta con le allegorie delle tre Virtù teologali (Fede, Speranza e Carità) e di una delle quattro Virtù cardinali (Giustizia). La loro raffigurazione segue da vicino la codificazione del celebre trattato di Cesare Ripa, l’Iconologia, edito per la prima volta nel 1593 e ampliato nel 1764-67 a cura di Cesare Orlandi.


         50 Sibella1      50 Sibella2

Ecco una breve descrizione dei quattro medaglioni affrescati dal Sibella. Il primo è una allegoria della virtù della Fede (fig. 1): una giovane figura femminile incoronata, assisa su nuvole in veste bianca, simbolo di purezza, e manto giallo dorato, solleva con la destra un calice con l’ostia, che ricorda che alla base della fede c’è il credo nel sacramento dell’altare; sostiene con la sinistra la croce del sacrificio di Cristo: primo elemento della fede è infatti credere in Gesù crocifisso. In alto a destra due angioletti sono intenti a leggere un libro aperto, un terzo sbuca di sotto alla veste della personificazione della Fede e, in basso al centro, un altro angelo si libra tenendo nella sinistra un ramo di palma e nella destra una fiaccola.

Il secondo medaglione raffigura la virtù della Speranza (fig. 2): una giovane figura femminile assisa su nuvole, dai capelli coronati di fiori, lo sguardo rivolto al cielo, in abito bianco, tiene nella sinistra un mazzo di fiori e nella destra uno dei più antichi oggetti simbolici dell’arte cristiana, l’àncora, che rappresenta la saldezza della fede in Cristo. Due angioletti in alto a sinistra assistono alla scena e in basso al centro un angelo tiene tra le mani un cestino di fiori.


         50 Sibella3      50 Sibella4

Segue nel terzo medaglione l’allegoria della Carità (fig. 3): una giovane figura femminile assisa su nuvole, in tunica bianca e manto rosso, si prende amorevolmente cura di due bambini, dei quali uno le sta in grembo e l’altro è in piedi al suo fianco. Due angioletti in alto a sinistra assistono alla scena e in basso al centro si libra un angelo che tiene in mano un cuore ardente.

Il quarto medaglione infine raffigura l’allegoria della Giustizia (fig. 4): una giovane donna con diadema assisa su nuvole, in veste viola e manto verde, alza una spada con la destra e tiene un libro con la sinistra; a destra un angioletto sorregge con la destra una bilancia e da sotto un libro sporge un cartiglio con la firma “SIBELLA / DIPINSE”; a sinistra un altro angioletto solleva un calice e in basso al centro un altro ancora regge una tavoletta con l’iscrizione “IUS / SUUM / QUIQUE / TRIBUES” (errata citazione di un passo delle Institutiones giustinianee, che suona “ius suum cuique tribuens”, in base al quale il compito e il precetto fondamentale del diritto è di dare a ciascuno ciò che gli spetta; nell’iscrizione di Pasturo sono infatti presenti due errori: la forma verbale “tribues”, cioè “attribuirai”, anziché “tribuens”, cioè “attribuendo”, e l’errata grafia “quique” anziché “cuique”).

Di notevole interesse ai fini di una ricostruzione della modalità di lavoro dell’artista, è l’allegoria della Carità, il cui modello era già stato utilizzato dal Sibella per realizzare, sempre nel 1885, un affresco raffigurante la Madonna col Bambino e san Giovannino riprodotto sia in una cappelletta a Mezzegra (fig. 5) sia sulla lunetta della facciata della chiesa di S. Marta a Menaggio (fig. 6). La Madonna, seduta e ammantata con una veste rossa e azzurra e un velo color avorio, tiene in braccio il piccolo Gesù che guarda verso san Giovannino; quest’ultimo, in piedi di fianco alla Madonna in atteggiamento orante, ne ricambia lo sguardo.

Il pittore, trovandosi a dover realizzare due opere diverse a breve distanza di tempo, fu indotto dalla somiglianza dei soggetti (donna con bambino in grembo e altro bambino di fianco) a utilizzare lo stesso disegno originario ma con una diversa assegnazione delle figure: così al posto della Madonna troviamo la personificazione della Carità e al posto di Gesù e san Giovannino i due bambini, attributi dell’allegoria. Per concludere, il pittore bergamasco reimpiegava sì cartoni e modelli ma senza replicarli – sia ben inteso – in modo pedissequo, e adattava lo stesso modello a più contesti, addirittura piegandolo a rappresentare temi diversi. In questo consiste l’abilità del Sibella.

 

                                                        Marco Sampietro


IL GRINZONE N.50