Risolto l’enigma dello stuccatore del S. Pietro martire a Baiedo

e del S. Andrea al cimitero:

FRANCESCO COLOMBA E NON FRANCESCO COLOMBO


Numerose sono le trappole di cui sono disseminate le antiche scritture. Talvolta si riesce a evitarle, talaltra si può incorrere in banali errori di lettura. È il caso, ad esempio, del nome, o meglio del cognome, dello stuccatore che, secondo Andrea Orlandi prima (1945 ca) e Angelo Borghi poi (1995), avrebbe realizzato nel 1640 la decorazione plastica della volta del presbiterio nella chiesa di S. Pietro martire a Baiedo e nel 1643, coadiuvato da mastro Antonio muratore, l’ancona in stucco del presbiterio della chiesa di S. Andrea al cimitero.
Gli stucchi del S. Pietro martire non esistono più essendo stati rimossi nel 1987 durante lavori di ordinaria manutenzione: al loro posto sono riemerse le decorazioni pittoriche precedenti, cioè gli Evangelisti affrescati sulle quattro vele della volta (XVI secolo).
Si è invece conservata la bella ancona in stucco del presbiterio del S. Andrea appositamente realizzata nel 1643 per ospitare le tre tele dipinte nello stesso anno dal pittore fiorentino Aloisio Reali, trasferite ora nella chiesa di S. Giacomo o della Madonna della Cintura (una Madonna col Bambino tra i Ss. Andrea e Pietro martire) e in quella parrocchiale (S. Eusebio vescovo e S. Biagio vescovo).


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Veniamo ora al nome dell’artefice di questi stucchi. Orlandi e Borghi, dopo aver consultato il registro della fabbrica di queste due chiese, intitolato “Libro delli crediti di S.to Andrea et S.to Pietro martire di Baie”, fanno il nome dello stuccatore Francesco “Colombo”, non altrimenti noto. Consulto anch’io il medesimo registro ma vi leggo non già “Colombo”, bensì “Colomba”. Ad un esame comparativo del ductus che lo scriba esprime nelle vocali finali “o/a” della pagina in questione, la lezione “Colomba” è senza ombra di dubbio quella corretta: le “o” finali, per la maggior parte dei casi, risultano infatti più strette e l’occhiel-lino con cui terminano, che talvolta si esprime con un semplice ispessimento d’inchiostro, tende ad essere rivolto all’interno della vocale, mentre le “a” finali presentano l’occhiellino verso l’esterno, come nel caso della “a” di Colomba.
Ringrazio Mauro Mazzucotelli per la consulenza paleografica.
Appurato che il cognome è “Colomba” e non “Colombo”, la domanda che sorge spontanea è: ma esiste uno stuccatore con questo cognome che risulta da noi meno diffuso rispetto al più comune milanese “Colombo”? Ebbene sì. I Colomba di Arogno in Cantone Ticino erano, tra Sei e Settecento, una nota famiglia di stuccatori (Andrea e Giovanni Antonio), pittori (Luca Antonio e Giovanni Battista Innocenzo) e architetti (Giovanni Battista) attivi in Italia, Austria, Germania e Boemia. Capostipite di questa dinastia fu Andrea Colomba (1567-1627), stuccatore, operoso a Brescia e nella Cappella del Rosario nella chiesa di S. Stefano ad Arogno. Suo figlio, Giovanni Antonio (1585-1650), pure lui stuccatore, fu attivo a Brescia, nella chiesa di S. Maria delle Grazie e nel duomo vecchio, dove realizzò i suoi primi lavori, e quindi nel paese d’origine, nelle chiese del basso Ceresio, del Mendrisiotto e del basso Lario. Figlio di Giovanni Antonio fu il nostro Francesco nato nel 1610. Di questo abile stuccatore, del tutto assente nella critica storiografica locale e negli stessi registri parrocchiali, si conosce ben poco: prima della scoperta pasturese erano noti solo gli stucchi che aveva realizzato nella Basilica di S. Maria delle Grazie a Brescia, dove nell’intradosso dell’arco della cappella a destra del presbiterio aveva lasciato la sua firma assieme a quella di Battista Rosso. Agli stucchi bresciani si aggiungono ora quelli di Pasturo, opera di mastro Francesco, che riflettono un gusto tardo manierista che è una cifra stilistica di questa famiglia sino alla metà del Seicento, pur lasciando aperta la possibilità che possa trattarsi anche di qualche altro esponente dei Colomba. Ad ogni modo, è stato aggiunto un tassello in più che contribuisce a tracciare gli itinerari seguiti da questa dinastia di stuccatori che dalla seconda metà del Seicento saranno soppiantati dalla famiglia Aliprandi di Laino in Valle Intelvi che deterrà in Valsassina il monopolio nella decorazione plastica fino alla seconda metà del Settecento.


Marco Sampietro


IL GRINZONE n. 49