S.ROCCO, S.GIACOMO MAGGIORE o S.FRANCESCO SAVERIO?

Risolto l'enigma del Santo raffigurato su uno dei due paliotti

nella Chiesa della Madonna della Cintura

 

Il paliotto è un arredo liturgico che viene definito in questi termini dal Vocabolario Treccani: “rivestimento che copre la faccia anteriore dell’altare, per lo più di stoffa pregiata, ricamata o dipinta, o anche di altri materiali (lastre d’oro o argento cesellate, legno, avorio o marmo con rilievi)”.

Nel Santuario della Madonna della Cintura se ne possono ammirare ben due. Il primo (fig. 1), fissato sul fronte dell’altare della cappella laterale sinistra dedicata a S. Carlo Borromeo e a S. Antonio da Padova, è in cuoio punzonato e dipinto (XVIII secolo) e ha al centro un medaglione raffigurante la Madonna tra i SS. Andrea e Pietro Martire, lo stesso soggetto iconografico della pala dipinta nel 1643 da Aloisio Reali per la chiesa di S. Andrea (fig. 2), ragion per cui è fortemente probabile che il paliotto in questione provenga proprio dalla chiesa del cimitero.

Il secondo (fig. 3), fissato sul fronte dell’altare della cappella laterale destra dedicata a S. Francesco Saverio, è in stoffa (XVIII-XIX secolo) e ha al centro un medaglione raffigurante il busto di un Santo rappresentato in abito talare nero, con indosso una mantellina (detta “pellegrina”), a cui è affibbiata una conchiglia, tiene un bordone e gli pende dalla cintola una grossa corona del rosario.

Chi è questo Santo? Gli studiosi hanno avanzato diverse ipotesi di identificazione: S. Rocco (secondo Luca Tosi)1 oppure S. Giacomo Maggiore (propone Federico Oriani)2. Vorrei, invece, sostenere, almeno come più probabile, la identificazione con S. Francesco Saverio, cercando di spiegare le ragioni che ci indurrebbero a escludere le proposte di identificazione con S. Rocco e S. Giacomo Maggiore.

Non si tratta di decidere chi abbia ragione - “la ragione e il torto - direbbe Manzoni - non si dividono mai con un taglio così netto, che ogni parte abbia soltanto dell’una o dell’altro” - piuttosto di esaminare meglio la questione. 

Innanzitutto, come mai questa rosa di nomi? Perché l’indagine iconologica, che studia e interpreta le immagini, è un terreno sì affascinante, ma spesso insidioso e scivoloso. Nel nostro caso, poi, la lettura dell’immagine è resa, a dir poco, ardua per il fatto che abbiamo a disposizione solo il busto del Santo e quindi ci sfuggono altri suoi eventuali attributi iconografici che potrebbero essere determinanti per una sua corretta identificazione. Ѐ questo, ad esempio, il caso di chi vuole riconoscere nel medaglione S. Rocco o S. Giacomo Maggiore, che vengono generalmente rappresentati quasi allo stesso modo così da confonderli facilmente. Entrambi sono raffigurati in abiti da pellegrino con bastone, bisaccia, cappello, pellegrina e conchiglia3, come nel paliotto pasturese, dove però non sono presenti altri attributi iconografici specifici: S. Rocco mostra quasi sempre una piaga della peste sulla coscia ed è accompagnato da un cane che porta un pezzo di pane; S. Giacomo Maggiore, invece, è rappresentato talvolta con un libro, segno dell’apostolo come testimone, e la spada (con cui fu decapitato). S. Rocco e S. Giacomo Maggiore sono da scartare, anche se l’identificazione con quest’ultimo non sarebbe poi del tutto fuori luogo dal momento che l’oratorio, oggi Santuario della Madonna della Cintura, era originariamente intitolato proprio a questo Santo, come documentato dal 14294, ma non ci sono altri elementi probanti.

           

Resta ora da dimostrare la identificazione con S. Francesco Saverio. La prova regina è, secondo me, la talare nera con il caratteristico colletto gesuitico che indossa il Santo del paliotto, abito non presente nell’iconografia degli altri due Santi. Il cofondatore dell’ordine gesuitico viene, infatti, talvolta rappresentato con la pellegrina, la conchiglia e il bordone come si può vedere nella Morte di S. Francesco Saverio sulla spiaggia di Francesco Polazzo (prima metà del XVIII secolo, Bergamo, Duomo), nel S. Francesco Saverio come pellegrino di Bartolomé Esteban Murillo (1670 circa, Wadsworth Atheneum, Hartford) o in una tela sei-settecentesca conservata al Museo Parrocchiale di Ponte in Valtellina. Se si confronta, però, il S. Francesco Saverio pasturese tra i SS. Ignazio di Loyola e Alberto da Trapani della bella pala sei-settecentesca sopra l’altare (fig. 4) o dell’affresco sulla volta a botte con S. Francesco Saverio in gloria tra angeli (fig. 6), si nota che il titolare non è raffigurato come nel medaglione del paliotto ma con cotta e stola per ricordare i numerosi battesimi che impartì alle popolazioni asiatiche da lui convertite al cristianesimo5.

Il Santo del paliotto, sia pure pesantemente ridipinto6, potrebbe dunque essere S. Francesco Saverio, anche perché si trova davanti all’altare della cappella dedicata a questo Santo, il cui culto in Valsassina è attestato da altre poche ma significative testimonianze iconografiche. Oltre che a Pasturo, altre raffigurazioni del cofondatore dei gesuiti si possono ammirare a Cortabbio nella chiesa di S. Lorenzo presso la cappella dedicata a S. Domenico, dove c’è una pala dipinta nel primo Settecento da Carlo Filippo Vignati raffigurante S. Domenico tra i SS. Carlo e Francesco Saverio7 (fig. 5), e a Margno nella chiesa di S. Bartolomeo dove è conservata una tela con S. Francesco Saverio che mostra il Crocifisso (inizi XVIII secolo)8. E per finire, anche se non è in Valsassina, nella chiesa di S. Giorgio a Mandello si trova un dipinto con la Morte di S. Francesco Saverio.

                                                                                           Marco Sampietro



 

1Archivio Parrocchiale di Pasturo, Inventario dei Beni Mobili Ecclesiastici della Diocesi di Milano, 1991, scheda 660.
2 F. Oriani (a cura di), Le chiese della Valsassina. Guida storico-artistica, Cattaneo, Annone 2014, p. 110.
3 La conchiglia era simbolo dei pellegrini che si recavano a Santiago de Compostela forse perché in origine, per provare il pellegrinaggio compiuto, si spingevano fino al mare a Finisterre a raccogliere una conchiglia.
4 Oriani, Le chiese della Valsassina cit., p. 108.
5 Altri suoi attributi iconografici sono: il crocifisso, simbolo della sua predicazione e della sua devozione a Cristo, la ciotola battesimale e gli indiani; il cuore, simbolo dell’amore per Dio, il giglio della purezza, il cappello e la pellegrina, simbolo dei suoi numerosi viaggi in Oriente (India e Cina).
6 Il paliotto fu restaurato nel 1980 da Luigi Garoli (Archivio Parrocchiale di Pasturo, Sez. 2.2. Chiesa della Madonna della Cintura).
7 Oriani, Le chiese della Valsassina cit., pp. 194-195.
8O. Zastrow, La chiesa matrice di San Bartolomeo a Margno, Parrocchia S. Bartolomeo, Margno 2001, p. 241.

 

 

  

IL GRINZONE n.72