AUSTRALIA: QUALCHE VOLTA I SOGNI SI REALIZZANO


C'è un posto, un luogo, un paese, una nazione, un continente in cui avete sempre desiderato andare? Siete riusciti a soddisfare il vostro desiderio? Questo è il breve racconto di un sogno realizzato.

L'Australia è nella mia vita sin da molto piccolo, perché la mia prozia, missionaria Canossiana, era stata trasferita laggiù sin dal 1978. Grazie a lei divenni amico di penna di una ragazza più o meno della mia età e questa amicizia dura ormai da vent'anni. In tutto questo tempo non ci siamo mai incontrati, nemmeno quando lei venne in Italia nell'ormai lontano 1990, in gita scolastica.

Nel frattempo sono successe tante cose: la zia è morta, lei si è sposata, ammalata gravemente e poi guarita...
Perché lo sto raccontando? Perché, pur avendo tanti motivi, tanti legami, comperato tante riviste e libri di viaggi sull'Australia, credo che non mi sarei deciso a mettermi in viaggio per andare fino laggiù, nel 'paese sottosopra', se Papa Benedetto XVI tre anni fa a Colonia non avesse dato appuntamento, a tutti i giovani del mondo là riuniti, a Sydney per la XXIII Giornata Mondiale della Gioventù (GMG).

 

Ho deciso che sarei andato e ho convinto (senza troppa difficoltà) i miei amici Marco e Pietro a venire con me. Abbiamo quasi la stessa età e abbiamo condiviso un cammino di fede e di impegno in parrocchia.
Nella nostra vita un significato particolarmente importante hanno avuto le partecipazioni alle GMG di Parigi (1997), di Roma, come volontari del Giubileo (2000) e Marco ha partecipato come pellegrino anche alla GMG di Toronto (2002).



La GMG del 2008, per noi ultratrentenni, ha assunto perciò un significato tutto particolare. Tanti australiani ci hanno chiesto come mai noi italiani siamo andati fin laggiù per vedere il Papa, quando l'abbiamo sempre “comodo” a casa nostra. Il fatto è che noi non siamo andati in Australia per vedere il Papa. La GMG in un paese così lontano, insolito, poco popolato ma ricco di giovani è stato, da parte della Chiesa, la prova dell'affetto e dell'attenzione per tutti i propri figli. Prova dell'universalità è stata la partecipazione dei giovani di tutto il mondo.
Andare fin laggiù (e vi assicuro che venti ore di volo non sono poche) ha voluto significare che, sia in Europa, che in America, che in Asia, che in Africa, che in Oceania, i giovani cercano la stessa cosa, l'incontro con Dio, perché solo Lui sa dare significato alla loro vita. Andare laggiù dall'Europa, dall'Italia, vuol dire anche: siamo con voi, condividiamo la stessa fede, nella nostra vita di tutti i giorni incontriamo le stesse difficoltà, la soluzione che cerchiamo è la stessa: Gesù Cristo.

Giovani, ho detto. Che cosa ci fanno tre ultratrentenni? Beh, il significato particolare di cui parlavo prima è quello di aver portato la testimonianza di una persona comunissima che nella propria vita ha cercato di vivere la propria fede e, raggiunta la meta dei trenta, sta già vivendo la propria vita con responsabilità e impegni diversi da quelli della gioventù.
La GMG è bellissima perché si fanno tantissimi incontri che, qualche volta, non si riducono a poche parole, ma si trasformano in amicizie che continui a coltivare. La mia Australia, perciò, è stata dapprima un pellegrinaggio, poi è diventata il viaggio che avevo desiderato. Sydney è una città bellissima e moderna, multirazziale e multiculturale. Puoi trovare qualsiasi cosa e i giovani di tutto il mondo ci stavano proprio bene! L'Opera House, le baie, l'Harbour Bridge, ma anche i parchi cittadini, la Cattedrale che ospitava le spoglie di Piergiorgio Frassati, patrono della GMG, e il dipinto di Nostra Signora della Croce del Sud sono ricordi indelebili.


Per il resto della permanenza avevamo deciso di non saltare (è il paese dei canguri!) da una parte all'altra, cercando di vedere tutto. Per avere un'idea delle dimensioni, ho visto una cartolina in cui tutta l'Europa era contenuta nell'Australia, e ne avanzava ancora! La meta, comunque, era Brisbane, mille chilometri più a nord, dove la mia amica Helen e suo marito ci aspettavano per trascorrere una settimana insieme. Perché non approfittarne per visitare la vera Australia, quella che i turisti – stranieri – non visitano, sia sul mare, che all'interno?
Affittata una macchina, siamo partiti, senza una prenotazione, semplicemente avendo deciso quali località toccare.

È stato un viaggio bellissimo, tra panorami insoliti e diversi da quelli a cui siamo abituati tra lago e monti. Pianure e valli sconfinate, in cui le mucche sono al pascolo anche in pieno inverno. Strade che sembrano finire all'orizzonte con curiosi cartelli ai margini, cartelli che non ho mai visto andando in Cornisella o a Nava: i koala, non ci sono! In realtà è difficile vedere, per caso, un koala in natura e persino negli zoo vengono avvicinati al pubblico. Vedere un canguro è più facile. Nei parchi, spesso sono abituati agli uomini e fuggono solo se ti avvicini troppo. Negli zoo sono praticamente domestici e vengono a mangiarti dal palmo della mano.
Il turista scopre con grande stupore che il canguro non esiste ma che, semplificando molto, ce ne sono almeno tre tipi: i wallabies, i canguri grigi e i canguri rossi, in ordine di grandezza. I primi non raggiungono il metro; gli ultimi, ritti sulle zampe posteriori, superano i due e fanno veramente impressione: meno male che quelli dello zoo non sono pericolosi!

 

Ci sarebbero tantissime altre cose da raccontare, per esempio sulla ospitalità e accoglienza degli australiani, oppure descrivere i tanti posti visitati, o la rassicurante presenza della costellazione della Croce del Sud, in un cielo sconosciuto, ma che cosa veramente non potrò mai dimenticare del luglio passato in Australia? Il freddo! Il passaggio dall'estate italiana all'inverno australe è stato così brusco che ci ha fatto soffrire i 18° del giorno e i 7°-8° della notte, molto più di quanto avessimo mai pensato.

La prossima volta tornerò in febbraio!

 

                                                                                          Matteo Possenti

IL GRINZONE n. 24 (2008)