LUNGO LA DRAVA... IN BICI


 17 – 27 agosto 2011

Usciamo in bici con nostra figlia nel suo carrettino fin da quando aveva pochi mesi: giro del Lago di Costanza tra Svizzera, Austria e Germania; giro del lago dei Quattro Cantoni in Svizzera; ciclabile da Stellata fino a Goro, sul delta del Po; un lungo giro, da Innsbruk seguendo l’Inn fino alla confluenza della Salzach, poi fino a Salisburgo per ritornare a Innsbruck attraverso le alpi del Tirolo austriaco; la ciclabile del Mincio da Peschiera a Mantova e ritorno. Tutti percorsi, su piste ciclabili e strade a percorrenza protetta e limitata, che ci hanno impegnato da due a nove giorni, oltre ad alcune gite in giornata sulle poche, ma carine, ciclabili che si sviluppano in zona, come lungo l’Adda sia nel tratto da Olginate a Trezzo o quello che porta da Piona a Tirano o nella vicina Engadina. 

 

Questa estate, guidati da consigli di conoscenti e dalla presenza lungo il percorso di alcuni amici, abbiamo indirizzato il nostro interesse ancora una volta all’Austria, in particolare alla ciclabile della Drava, il più lungo fiume che nasce in Italia e, con un tragitto lungo 749 km, attraversa Austria e Slovenia, lambisce Ungheria e Croazia per gettarsi nel Danubio sul confine con la Serbia.

Si parte da Dobbiaco dove ci sono le sorgenti del fiume (che sarebbe più opportuno chiamare torrente, visto che il suo alveo è inferiore a quello del Pioverna) e si prosegue in territorio austriaco completamente su pista ciclabile sino a Lavamund, al confine con la Slovenia. Per il ritorno la pista proseguirebbe per altri 60 km fino a Maribor, ma ci occorrerebbero più giorni dei dieci che abbiamo a disposizione.

 

Come per la Corsica si mette in moto tutta la macchina organizzativa: studio del percorso, divisione in tappe omogenee, ricerca di alloggi. In Austria, dal punto di vista telematico, sono molto più avanti della Corsica per cui, di notte, con un computer e qualche caffè, si riesce a trovare quasi tutto quello che si cerca, poi gli uffici turistici locali sistemano ogni ultimo dettaglio. Inoltre, mentre i francesi hanno quasi tutti preteso un pagamento anticipato, in Austria tutti i pagamenti vengono effettuati sul posto; questo ci è stato di conforto perché, visto il meteo poco clemente di giugno e luglio, abbiamo avuto qualche perplessità sull’attuazione del programma. Infatti, se l’incognita tempo, quando si pedala tra adulti, va presa in considerazione, viaggiare per dieci giorni con con una bambina di quasi quattro anni (e con la di lei mamma!) il rischio di prendere l’acqua tutti i giorni diventerebbe insostenibile. A metà agosto per fortuna sembra arrivare l’estate: il 15 è l’ultimo giorno di lavoro, il 16 si carica la macchina e il 17 notte si parte.

Poco dopo le otto siamo a Dobbiaco, colazione, il tempo di montare bici, borse e carretto e via che si riparte; tappe e soprattutto andature più “umane” rispetto a giugno. Giorno dopo giorno i chilometri volano assieme al tempo, percorriamo la lunga valle (simile alla Valsassina, ma lunga 300 km) che, inizialmente chiusa tra le Dolomiti, va via via ampliandosi. Passiamo dai 1200 m.s.l. di Dobbiaco ai 300 di Lavamund; attraversiamo poche città tra cui Lienz, Villach e Klaghenfurt (capitale della Carinzia con meno di 100mila abitanti), un’infinità di paesini (per intenderci, Pasturo per loro rappresenterebbe già una cittadina). La sorpresa più grande (e gioia di mia figlia) è l’abbondanza di acqua. La Carinzia è anche detta la “Regione dei Laghi” e ora ne comprendiamo il motivo: ce ne sono dappertutto, di ogni forma e dimensione, mediamente caldi e soprattutto balneabili. Ho fatto più bagni in Austria che in Corsica: praticamente alla fine di ogni tappa ci attendeva un lago o eventualmente un grande parco acquatico… sono dovuto andare in mezzo alle montagne per portare mia figlia con pedalò e canoa … non l’avrei mai detto, e visti i quasi 30 gradi che ci hanno accompagnato per tutto il percorso era uno spasso.

Solo l’ultimo giorno abbiamo pedalato un paio d’ore sotto una delicata pioggerellina che ha tenuto al fresco mamma e papà e ha rallegrato Caterina: mentre i genitori sotto l’acqua la scarrozzano, lei, all’asciutto nel carretto, mangia, beve, gioca, si gode il panorama e ci incita …

Tutto questo, nonostante la fatica di percorrere 650 km in sella in 40 ore, ci ha permesso di stare per dieci giorni a stretto contatto, di vivere davvero assieme questa vacanza/avventura, dal confrontarci su cosa fare al prenderci in giro sull’interpretazione del tedesco soprattutto quando riguardava il cibo.

 


Abbiamo avuto la sensazione che anche a Caterina sia piaciuto più delle altre volte, sicuramente perché è cresciuta e ha una differente percezione delle cose; inoltre perché probabilmente abbiamo imparato a rispettare di più le esigenze di ciascuno; indubbiamente siamo stati anche fortunati col meteo. Abbiamo attraversato regioni stupende, incontrato svaghi al momento giusto, passato due eccellenti giorni con gli amici che già erano a Villach e, conoscendo la zona, ci hanno fatto scoprire chicche eccezionali.

L’unica pecca, se proprio la dobbiamo trovare, è stata la prima parte del rientro, da Bressanone a Rovereto il 27 Agosto: diverse ore in coda in autostrada per scoprire che i “bollini neri” del traffico, almeno in alcuni casi, non sono dati dal rientro degli italiani dalle ferie, ma dalle orde di popoli nordici che scendono da noi (in questo caso sul Lago di Garda) per le loro vacanze.

Ora siamo a casa a contemplare le (poche) foto scattate e a ricordarci i momenti più significativi del viaggio, con la convinzione che è stato il migliore di questi quattro anni.

Un’esperienza da ripetere: in fondo basta scegliere la meta e il percorso, studiarlo un poco e crederci ….

                                              

                                                                                                   Irene e Alessandro


IL GRINZONE N.36