CORSICA... IN MOUNTAIN-BIKE


 29 maggio – 5 giugno 2011

Marzo 2011 - Sarà stato per la carenza di never (o per la poca voglia di sciare), per la bella e mite stagione o per la voglia di fare qualche km in mountain-bike, che quest’anno il 7 Marzo la mia bici esce dal garage e inizio a pedalare …

E visto che la stagione primaverile si dimostra particolarmente favorevole all’utilizzo della bici, abbandono un pochino il nuoto e inizio a macinare chilometri ….

Una sera a tavola in famiglia, parlando in modo sommario delle vacanze estive, dalla bocca di mia moglie esce una frase che più o meno suona così: “la mia amica mi ha invitato una settimana in Liguria, tu perché non fai qualcosa in bici?”. Non voleva suonare come un cacciarmi, anch’io ero ovviamente invitato a Finale Ligure e dopo due anni di frequentazione sapevo che è un posto molto bello per pedalare; abbandonato il traffico caotico dell’Aurelia, ci si inerpica per valli stupende e passi dal notevole dislivello che, su strade “di montagna” con passaggio veicolare quasi nullo, portano fino nella provincia di Cuneo in Piemonte.

 

Ma dal cappello è saltato fuori come un magico bianconiglio il giro della Corsica. 

In effetti, dopo essere stato sull’isola francese più volte sia con l’auto che con la moto, si era parlato di fare un viaggio anche in bici … Se ne era parlato per un po’, poi lentamente tutto si era dissolto come nebbia; anzi cosi sembrava, ma in un angolino della testa aspettava solo il momento buono.

Si trattava, individuato il periodo, di programmare il tragitto (cosa abbastanza facile) e poi trovare un compagno (cosa che ho scoperto essere assai più complessa per una serie infinita di motivi). Ma era l’anno buono, ci credevo; complice il tempo, continuavo a pedalare. Anche il caso ha giocato un ruolo fondamentale: ho iniziato ad uscire con un amico con cui non ero mai andato in bici e, chilometro dopo chilometro, gli ho proposto di condividere l’avventura in Corsica. All’inizio è stato un po’ titubante, non avendo mai provato un’esperienza di più giorni consecutivi in bici; sosteneva anche che ero troppo “forte” per lui. Alla fine, rassicurato dal fatto che si trattava di una vacanza e non di una competizione, ha ceduto alle lusinghe.

Inizia qui la fase organizzativa: prima di tutto prenotazione del traghetto, poi programmazione dettagliata del percorso, divisione in tappe piuttosto omogenee per distanza e dislivello, ricerca dell’alloggio; il tutto con un occhio alle previsioni del tempo perché in bici, si sa, la meteorologia può incidere notevolmente sulla riuscita di un progetto.

Passano i giorni, cresce la forma, lievita la voglia di essere in Corsica, ma nascono dubbi e perplessità, ansie e paure: otto giorni lontani da casa, un’isola che ha fama di essere poco cordiale ed ospitale, un mezzo meccanico che si muove solo con le nostre forze e un compagno di viaggio nelle stesse nostre condizioni.

Il 29 Maggio si parte prima dell’alba, in macchina fino a Savona, sei ore di traghetto e alle 14.30 arrivo in terra francese. Scendiamo dal traghetto a Bastia e facciamo le prime pedalate a bordo mare. Mi emoziona ancora adesso il ricordo di quel momento: dopo averci pensato per anni, dopo aver letto e sentito raccontare la storia da altri, questo è il “nostro momento”, siamo noi due a pedalare, a guardare il mare e le montagne, a ragionare sul percorso fatto e quello da fare.

Il tempo vola: sveglia, colazione, sella, pranzo, spiaggia, cena, mare, montagne, nord, sud, costa e interno; sì perché, sentendoci in forma ed essendo stati graziati dal meteo, oltre al programmato perimetro della Corsica ci permettiamo di pedalare fino a Corte, sulle montagne al centro dell’isola.

E tristemente arriva il 5 giugno, l’ultimo giorno, 40 km per raggiungere Bastia dove nel primo pomeriggio riprenderemo il traghetto che ci riporterà sulla terra ferma.

 

Da domenica a domenica, otto giorni tutto compreso, 39 ore in sella, 750 km per circa 10.000 metri di dislivello; il viaggio è terminato, ma si è consolidata un’amicizia attraverso un’avventura non convenzionale, della quale con orgoglio possiamo dire: “ce l’abbiamo fatta”, dove il plurale non indica solo che siamo due, ma anche e soprattutto che l’abbiamo realizzata assieme.

Credo e spero che a questa prima esperienza ne seguiranno delle altre e sono convinto che Giamba pensa e spera la stessa cosa.    


                                                                        Alessandro Colombo

                                                                        

IL GRINZONE n.36