...MA L'AVRANNO PORTATA GLI ANGELI?


“Carneade! Chi era costui?” ruminava tra se don Abbondio seduto su un seggiolone con un libricciolo aperto davanti…

 

Chiedo scusa ad Alessandro Manzoni per aver usato questa celebre frase tratta dai Promessi Sposi, ma è stata la prima a venirmi in mente quando un giorno, ormai cinque anni fa, sfogliando la “Guida della Diocesi di Milano”, nell’elenco dei Santuari Mariani ho trovato quello di Santa Maria della Strada a Pasturo.

Figuratevi lo stupore: pensavo di conoscere tutte le chiese di Pasturo, ma questa proprio non l’avevo mai sentita nominare. Ho subito pensato ad un errore di stampa, perché se abbiamo un Santuario è senz’altro quello della Madonna della Cintura che noi veneriamo; lo stupore è però aumentato quando, continuando la lettura della guida, ho scoperto che, tra le chiese secondarie della parrocchia di Pasturo, Santa Maria della Strada esiste veramente: è la chiesa posta sulla vetta della Grigna settentrionale a fianco del rifugio Luigi Brioschi. Allo stupore è subentrata la curiosità; ho cominciato a pormi alcune domande: da chi è stata costruita? Quando e per quale motivo? Perché è un Santuario Mariano? Chi le ha assegnato quel nome?



Pensando di trovare subito le risposte, pochi giorni dopo mi sono recato in Arcivescovado presso gli uffici della Cancelleria Arcivescovile, ma stranamente non avevano alcuna notizia riguardante la nostra chiesetta, se non quelle scritte, non si sa da chi, sulla Guida Diocesana da loro pubblicata; mi hanno però consigliato di rivolgermi all’ufficio dei Beni Culturali. Un altro buco nell’acqua! Dopo aver consultato alcuni volumi dove sono registrate tutte le proprietà della Diocesi di Milano, abbiamo scoperto che sulla vetta della Grigna non esiste alcuna chiesa. L’ultimo tentativo è stato presso il Club Alpino Italiano, Sezione di Milano, ma anche li, sfogliando tutti gli incartamenti riguardanti il rifugio Brioschi, non ho trovato alcuna notizia. Eppure la chiesa è lì da quasi mezzo secolo, tutti quelli che salgono in Grigna la vedono, vanno a recitare una preghiera, sono state celebrate Messe e Matrimoni, possibile che non si trovi più la sua storia? È poi stata classificata come Santuario Mariano…

Ma qual è la differenza tra chiesa e santuario? Questa è la domanda che ho posto a diversi sacerdoti, compreso qualche monsignore della Curia milanese. La maggior parte di loro ha risposto che non c’è alcuna differenza nel denominare un edificio adibito al culto chiesa o santuario; allora un’altra domanda: se chiesa e santuario sono sinonimi, perché allora esiste un elenco dei Santuari Mariani e, delle tremila e trecento chiese Diocesane, di cui ottocentocinquanta dedicate alla Madonna, solo un centinaio sono riconosciute come tali? Di solito mi sono sentito rispondere con un “ma”?! Per un maggior chiarimento ho consultato dizionari ed enciclopedie e, alla voce Santuario, ho trovato la seguente definizione: “Chiesa eretta sul luogo di apparizioni miracolose o che contiene immagini sacre oggetto di venerazione”. Il “ma” questa volta è da parte mia; senz’altro qualche persona, magari poco allenata, salendo in Grigna, arrivata finalmente sulla vetta, avrà gridato al miracolo e avuto tutte le visioni possibili e immaginabili, ma non sono quelle che riguardano la nostra chiesa. A questo punto avevo deciso di abbandonare ogni ricerca. Che Santa Maria della Strada sia un Santuario o una normale chiesa, penso abbia un’importanza relativa; l’unico dispiacere era non poter trovare la sua storia soprattutto perché così legata a quella del nostro paese.

Mi ero così rassegnato, quando un pomeriggio di giugno del 2003, ebbi un incontro inaspettato: da un fuori strada scende un anziano signore in divisa da Scout, coi tradizionali pantaloni corti di velluto e sulla testa un cappello da Alpino con la penna bianca; mi si avvicina e mi chiede informazioni sulla strada per raggiungere il Pialeral. “Sono atteso al Pialeral - mi dice - perché domani mattina andrò in Grigna a festeggiare il mio cinquantesimo di Sacerdozio e celebrerò la S. Messa nella cappella Cenderelli”.
Rimango allibito, non avevo mai sentito quel nome! “Scusi, ma la chiesa della
Grigna non si chiama Santa Maria della Strada?” gli chiedo sbalordito; la risposta è la seguente: “Non mi risulta, sono stato uno dei promotori della costruzione di quella chiesa, l’abbiamo eretta in memoria del mio amico Guido!” Poi, preso un libro dal baule della macchina, mi mostra alcune fotografie della chiesa con la didascalia “Cappella di Guido Cenderelli – Vetta Grigna Settentrionale”. “Questo libro l’ho scritto io” mi dice e, prima di accomiatarsi, me lo regala. Avevo incontrato don Romeo Peja, classe 1929, parroco di S. Enrico a Metanopoli frazione di San Donato Milanese, finalmente una persona che avrebbe potuto aiutarmi a proseguire le mie indagini. Così è stato, dopo alcuni mesi ho fatto visita a don Peja e, grazie al suo racconto e alle notizie che mi hanno dato i familiari di Guido Cenderelli, sono riuscito a ricostruire la storia della chiesa della Grigna.

All’inizio del 1943, quando la guerra tocca Milano con i bombardamenti, Guido e Romeo, due amici compagni di scuola, lasciano la città con le loro famiglie e per tre anni rimangono “sfollati” in Valsassina, a Cremeno. È qui, ai piedi delle Grigne, in un’atmosfera di vita libera anche se dura, che si sviluppa in loro una grande passione per la montagna e in questi anni percorrono tutti i sentieri delle montagne valsassinesi. Dopo il rientro a Milano nel 1945, alla fine della guerra, i due ragazzi riprendono gli studi: Romeo Peja entra in seminario e sarà ordinato Sacerdote nel 1953, mentre Guido Cenderelli, dopo aver frequentato il liceo A. Manzoni, si iscrive alla Facoltà di Scienze Geologiche dell’Università di Milano, da cui uscirà laureato a pieni voti nel 1952. L’amore e la grande passione per la montagna lo portano a frequentare la Scuola di Roccia Parravicini di Milano. Al termine degli studi svolgerà il servizio militare come ufficiale nel Corpo degli Alpini. Guido e Romeo, pur avendo scelto due strade diverse hanno sempre coltivato la loro amicizia, il loro amore per le Grigne di cui sono profondi conoscitori; entrambi, molto legati allo Scoutismo, ne avevano percorso tutte le tappe nel Riparto ASCI Milano IV. Nato a Milano nel 1930, Guido Cenderelli è morto il 12 agosto 1954 insieme all’amico Cosma Nerio, travolti da una slavina, durante un’ascensione al Mont Blanc du Tacul, sul massiccio del monte Bianco. Pochi mesi prima, il 31 dicembre 1953 un’altra grande tragedia in montagna: tre giovani Scout, Gianpaolo Colombi, Franco Colombo e Riccardo Vannotti del Riparto ASCI Milano IV, avevano perso la vita in Val Formazza durante un’escursione al Passo del ghiacciaio del Gries. Per commemorare queste vittime unitamente al tenente degli alpini Gianfranco Corrazza, caduto in Albania durante la seconda guerra mondiale, la famiglia Cenderelli e gli Scout decisero di erigere una Cappellina sulla vetta del Grignone.

 

Grazie alla collaborazione del Presidente del C.A.I. Milano, dott. Carlo Lucioni, ho potuto leggere gli articoli scritti, tra il 1960 e il 1961, dai familiari di Guido Cenderelli sullo “Scarpone”, articoli di cui riporto di seguito alcuni brani.

Quando nel 1955 si decise di erigere una Cappellina sulla vetta del Grignone, ci si trovò di fronte a innumerevoli insospettate difficoltà, che misero a dura prova la buona volontà degli amici che si erano assunti questo compito, primo fra tutti il Rag. Luigi Lucioni, Ispettore del Rifugio Brioschi che al “suo” Grignone ha dedicato con ammirevole costanza la sua fervida attività. In un primo tempo venne progettata dal compianto architetto Ciapparelli, con la collaborazione del geometra Paolo Crepaldi, una costruzione in pietra, di tipo classico, da erigersi di fianco al Rifugio. Quando si trattò di valutare il costo dell’opera, ci si trovò di fronte a una spesa quasi sbalorditiva richiesta per il solo trasporto in vetta, a dorso di mulo, dei materiali occorrenti (sabbia e cemento) non assolutamente reperibili in luogo.

Si dovette allora ripiegare su altre possibili soluzioni, ma il problema non era facile e fu risolto solo a seguito di un’audace e brillante iniziativa dell’ing. Franco Sironi, che lanciò l’idea di scostarsi da ogni vecchia, anche se nobile tradizione, per affrontare il problema con idee nuove e con mezzi nuovissimi. Nacque così, dalla collaborazione dell’ing. Sironi – geom. Crepaldi, e fu accolto con entusiasmo, il progetto di una costruzione in metallo e vetro, di concezione veramente originale, che avrebbe eliminato qualsiasi trasporto di sabbia e cemento, potendo essere prefabbricata al piano e poi montata sulla vetta con la massima facilità e senza richiedere opere murarie.

 

Il problema del trasporto in vetta non era però ancora risolto, data la dimensione dei vari elementi in metallo e soprattutto delle grandi lastre di cristallo. Fu un’altra brillante idea dell’ing. Sironi che permise di superare una difficoltà che sembrava in un primo tempo insormontabile. Pensò l’ing. Sironi di rivolgersi al Comando della S.E.T.A.F. in Italia per chiedere l’intervento dei grossi elicotteri in dotazione a detto Comando, sicuro che la nobiltà dell’intento avrebbe indotto il Comando stesso a dare la propria adesione. Il che avvenne con una sollecitudine veramente ammirevole e per la quale desideriamo rinnovare la nostra commossa gratitudine”.

 

Nei primi giorni del mese di maggio del 1960 tutte le parti prefabbricate erano pronte; arrivate a Lecco tramite il corriere Bettega, venivano prese in consegna da Franco Camesaschi e portate nella pianura di Pasturo. “...Dopo parecchi voli di prova e alcuni tentativi frustrati dall’inclemenza del tempo, gli elicotteri americani, portarono sulla vetta del Grignone, senza il minimo incidente, in un primo tempo tutta l’ossatura metallica, i pannelli di duralluminio della Montecatini e poi le grandi vetrate della ditta Fontana di Milano realizzate con un cristallo speciale, infrangibile, appositamente studiato dalla Saint Gobain. La ditta Delaiti di Bolzano aveva curato la prefabbricazione e il montaggio in vetta, mentre la direzione dei lavori veniva seguita dall’ing. Molteni di Mandello”.   
 

Terminato il montaggio, la chiesa viene completata da due elementi importanti ed essenziali: l’altare e la campana. Il primo, l’altare di bronzo, opera di Paolo Bregni, allora studente di pittura e scenografia all’Accademia Artistica di Brera, oggi uno dei più affermati scenografi a livello mondiale.


       


La campana, realizzata dalla Fonderia di Bassano del Grappa a cura degli amici di quella città, reca inciso un motto latino che veniva usato su tutte le campane delle navi nel Medio Evo: “Vivos voco, mortuos plango, fulgora frango” (Invoco i vivi, piango i morti, sconfiggo i fulmini).

 

L’inaugurazione ufficiale avviene Domenica 25 giugno 1961: Monsignor Andrea Ghetti, prevosto di Santa Maria del Suffragio a Milano e Assistente Generale degli Scout della Lombardia, su mandato dell’Arcivescovo di Milano Cardinal Giovanni Battista Montini, consacra la chiesa chiamandola Santa Maria dei Sentieri (col passare degli anni verrà poi erroneamente chiamata Santa Maria della Strada), nome più che appropriato perché in quel luogo confluiscono tutti i sentieri che portano alla vetta del Grignone.

“...Alla cerimonia sono presenti i familiari delle vittime, gli Scout e i Dirigenti del C.A.I.. Al termine della Santa Messa il rag. Cesare Lentesi, vecchio e fedele socio del C.A.I., ha ricordato i nomi dei Caduti sulle montagne e, a nome delle famiglie delle vittime, ha consegnato la Cappelletta alla sezione di Milano del C.A.I.

Il Presidente della Sezione, ing. Casati Brioschi, nel prenderla in consegna, ha ringraziato i donatori a nome di tutti gli alpinisti, assicurando che la Cappella sarà conservata, come un dono prezioso che permette di avvicinarsi di più a Dio”.

 

Il 9 luglio 1981, il Cardinal Carlo Maria Martini, da pochi mesi Arcivescovo di Milano, in forma privata, sale in vetta al Grignone partendo da Pasturo. Lo accompagnano Mons. Luigi Testore (suo segretario), Mons Natale della Grisa (prevosto di Primaluna), don Tullio Vitali (parroco di Pasturo), don Antonio Brunello (parroco di Indovero e Narro), Piero Bergamini, Carlo Doniselli, Enrico Mauri e Alberto Nogara. L’Arcivescovo e i Sacerdoti, dopo aver concelebrato la Santa Messa nella Cappellina, grazie all’ospitalità di Piero Bergamini, si sono rifocillati al Rifugio Brioschi. In ricordo di quella giornata, Piero riceverà una medaglia di bronzo dorato con l’effige della Madonna e lo stemma Arcivescovile e una fotografia scattata in vetta al Grignone con la seguente dedica: “A Piero Bergamini con la mia benedizione + Carlo Maria Arcivescovo”.

 

Dopo cinquant’anni, siamo finalmente riusciti a conoscere la storia della Chiesetta del Grignone.

Da parte mia è doveroso ringraziare tutte le persone che mi hanno aiutato nella ricerca: i familiari di Guido Cenderelli (la sorella Fioretta, il fratello Aldo e il cognato Paolo Crepaldi); don Romeo Peja e il Presidente del C.A.I. Sezione di Milano, dott. Carlo Lucioni.

                                                                                                                                                                                                                             Gigi Orlandi


IL GRINZONE n.11