PIETRO CAMESASCHI, DISCEPOLO DI EUTERPE


Sulla tomba della famiglia Camesaschi, nel cimitero di Pasturo, una stele di marmo ricorda la scomparsa di Pietro. La scritta, posta sotto la fotografia, lo definisce così: “Mitissimo d’animo - e dal tratto gentile – discepolo d’Euterpe – morì compianto il 18 marzo 1905 – compleanno del suo LXXIV”.

Ricordo quando, circa trent’anni fa, uscendo dal cimitero al termine di una funzione, mi capitò di leggerla la prima volta, rimasi sconcertato davanti a quell’Euterpe, che per me non aveva alcun significato; la mostrai a don Tullio e fu subito tutto chiaro: “Euterpe” mi disse “presso gli antichi greci era la Musa della musica; senz’altro il Camesaschi era un musicista”.
La cosa non finì lì, perché a don Tullio era venuta la curiosità di scoprire la storia di questo pasturese dimenticato così che, dopo una visita alla famiglia, grazie all’aiuto delle nipoti Paolina e Vittoria, ebbe il piacere di ritrovare parecchi spartiti musicali stampati da case editrici specializzate e più di un migliaio di fogli manoscritti contenenti marce, cabalette, polke, trascrizioni dalla musica operistica per organo, per pianoforte, per banda, tutti con la firma del Camesaschi o sicuramente a lui attribuibili per la grafia. Pietro Camesaschi nacque a Pasturo nel 1831 e vi morì nel 1905; l’undici novembre del 1850 si iscrisse all’Imperial Regio Conservatorio di Musica in Milano, dove figura nel registro degli esami per l’anno 1850–51 col seguente giudizio: “Egli non ambisce che a diventare un buon organista. Studia molto, e così seguitando potrà raggiungere il fine che si è proposto”.

I manoscritti ritrovati sono la testimonianza che il Camesaschi conseguì il suo scopo, riuscì a vivere del suo lavoro come musicista di un piccolo paese di montagna, prestando servizi occasionali anche in altre parrocchie del territorio lecchese, forse per collaudi di organi, come testimonia, ad esempio, il LIBRO DEI CONTI dell’Archivio Parrocchiale di Castello di Lecco – il 24 dicembre 1872, vengono pagate all’organista Pietro Camesaschi, per prestazioni, lire 10. La somma appare ragguardevole se si considera che per un intero semestre, all’organista ordinario Antonio Vicini, venivano corrisposte, nell’anno 1873, lire 87,50.

 

                                                                                                         Gigi Orlandi


IL GRINZONE n.13