PERCHE' IL PIALERAL?

 

Gentili lettori de “Il Grinzone”, provo in queste righe a rispondere alla domanda che Guido, da qualche mese, ha proposto a me e Paolo, mio marito, come nuovi “inquilini” del Pialeral: perchè il Pialeral?

Per più motivi. Il primo è per una “questione di famiglia”, iniziata per me poco più di venticinque anni fa, quando con Paolo, la nostra primogenita Elisa, Monica e Silvia, gemelle, nate a distanza di 15 mesi da Elisa, e la zia Jone (all'epoca quasi ottantenne) si faceva la camminata domenicale in Valsassina. Il Pialeral era una delle mete preferite del “tour”, perchè le bambine erano invogliate a camminare per raggiungere “il laghetto delle rane”.

Partendo da Pasturo, l'intera gita diventava, lungo la vecchia mulattiera, una favola animata, fatta da principi, principesse, maghi, fate e folletti dispettosi che si nascondevano nei muretti a secco, nelle fontane, nei muschi, nei profumi dei prati appena tagliati, nei colori del fogliage.

Per mia fortuna, tutto l'ambiente e il percorso mi davano spunto per inventare qualcosa di nuovo e stimolante; di tanto in tanto compariva una mucca, un asinello, una pecora, che diventavano immediatamente oggetto di interesse e di distrazione, permettendomi di rigenerare la mia creatività e di prendere letteralmente fiato.

Alla fine della favola c'era sempre qualcuno che si trasformava in un fiore di rara bellezza; se dovessi fare una classifica, il giglio martagone occuperebbe il primo posto per il più citato; tutta la flora andava comunque bene... anche alcune rocce e piante con le loro radici visibili e intricate.

Presto le bambine impararono le “tappe fisse” per qualche momento di ristoro: la chiesetta degli alpini, la fontana fredda, il piccolo borgo dell'alpe Cova, che anticipava di poco la gioia di essere arrivati al laghetto, per nostra fortuna sempre generoso di girini.

Negli anni a seguire, con le figlie ormai grandi, il Pialeral è rimasto una delle mie mete preferite, per la cura dell'ambiente, la pace, la bellezza non ostenata, i prati rasati, le baite ben tenute, il modo tutto particolare per creare recinzioni e delimitare i confini. Un luogo “del mondo, ma fuori dal mondo”.

Il secondo motivo è generazionale e culturale, in quanto la famiglia di origine di Paolo ha la passione per la montagna e in particolare per la Valsassina, avendo a lungo goduto di una casa a Moggio.

A questi motivi si aggiungono i desideri, le circostanze fortuite, l'impegno a realizzare i “sogni nel cassetto”. Paolo da qualche anno aveva un sogno, quello di avere una baita al di fuori dai circuiti turistici, qualcosa di vero, ancorato al territorio, pensato come una sorta di “radice”, fonte di condivisione con la famiglia e di sodalizio con gli amici più cari. Un luogo rigeneratore, dove trascorrere del tempo, sospesi dalla routine e dalle fatiche quotidiane. Il sogno si è realizzato nel gennaio 2019, dopo una ricerca durata cinque anni.




Se oggi alla domanda perchè il Pialeral, mi venisse chiesto “lo sceglieresti ancora? “ la risposta è assolutamente sì, con una motivazione in più, legata alle persone che abbiamo conosciuto in questi pochi anni, attraverso le quali abbiamo scoperto una comunità accogliente, rispettosa, capace di trasmettere, con la semplicità di chi vive, conosce le fragilità e custodisce tutti i giorni da generazioni le tradizioni del proprio territorio, il valore della cura dell'ambiente in cui vive .

Le persone stanno bene dove vivono bene; in questo il Pialeral è un piccolo Paradiso.

 

                                                                                         Simona Guarisco Bernasconi


IL GRINZONE n.76