QUANDO I MAESTRI CONTAVANO QUANTO I MINISTRI (O FORSE ANCHE DI PIU')

LA LAPIDE A GIOVANNI ANTONIO TICOZZI, MAESTRO E SEGRETARIO COMUNALE

 

66 giovanni_ticozzi1Non c’è dubbio che nella società e nella lingua odierne un “ministro” sia più importante di un “maestro”. Non era affatto così nell’antica Roma, dove il “maestro” (dal lat. magister, composto da magis, “più”, e dal suffisso -ter) contava decisamente di più di un “ministro” (dal lat. minister, composto dal prefisso minus, “meno”, e dal medesimo suffisso), che per i Latini altro non era che un semplice servitore o domestico1. Nel passaggio dal latino all’italiano si è dunque verificato un cambio di rotta: il minister, partendo da una posizione umile (minus) ha fatto carriera e ha scavalcato il magister che aveva una posizione molto più elevata (magis). Un’eccezione a questa regola è rappresentata dal “maestro” pasturese Giovanni Antonio Ticozzi che, pur essendo un semplice “maestro” di scuola elementare, fu onorato con una lapide commemorativa come se fosse un “ministro”. Nato a Pasturo il 15 luglio 1828, vi trascorse quasi tutta la sua lunga vita (75 anni) e vi morì il 1° marzo 1903. Dopo aver conseguito la licenza per l’insegnamento elementare tornò al suo paese dove si prodigò disinteressatamente non solo nel mondo della scuola, ma anche in quello del comune e della parrocchia. Nel 1847, dopo le dimissioni di Giovanni Maria Ticozzi2, unico maestro di Pasturo e Baiedo, il novello maestro avviò una brillante, proficua carriera nella scuola del paese dove per oltre quarant’anni formò intere generazioni di compaesani. Fu “il saggio educatore - si legge nel suo necrologio - cui dalle famiglie benestanti di Valsassina, venivano affidati i figliuoli da istruire e crescere nell’amore e ad ogni nobil sentire. Fra i suoi scolari, che tutti lo amavano e veneravano, egli contava professori, medici, notai, avvocati e parecchi distinti sacerdoti”3. Il Ticozzi non fu solo magister ma anche minister, essendosi messo a servizio anche della comunità civile e religiosa. Fu segretario comunale di Pasturo dal 1860 al 1903 quando fu sostituito da Rienzi Spandri di Cortenova4, e di Baiedo dal 1860 al 1887, quando fu sostituito da Rocco Ticozzi, suo figlio e suo erede alla cattedra di Pasturo5. 66 giovanni_ticozzi2“Segretario comunale di Pasturo e Bajedo, amministrò le cose pubbliche colla più scrupolosa esattezza, sacrificandosi sempre al bene di quanti a lui ricorrevano, senza mai risparmiarsi, senza esigere mai ricompense di sorta”6. La sua sfera operativa non era limitata solo alla dimensione civica, ma si estendeva anche a quella politica sostenendo la corrente conservatrice coagulata in valle intorno alla figura di Lodovico Gavazzi e a quella parrocchiale: per la chiesa di Pasturo fu fabbriciere (ovvero amministratore dei beni parrocchiali) e organista: “Fabbriciere curò il decoro della casa di Dio, pel quale fa largo del proprio denaro. Organista, sapeva nel tempio, con dolci soavi armonie, rapire trasportare le anime a Dio”7. Si spense in paese il 1° marzo 1903 tra il cordoglio generale della valle perché, come scrissero le cronache dell’epoca, “Pasturo con lui perde un intemerato cittadino, un carattere franco e leale, ed un uomo le cui doti di intelletto potevano paragonarsi soltanto alle doti del cuore, che egli ebbe generosissimo”8. E ancora: “La notizia della sua morte divulgatasi rapida come baleno in tutta la valle, radunò martedì 4 corrente, i parrocchiani e molti forestieri a’ suoi funerali ai quali si vide quanto il buon maestro Giovanni Antonio Ticozzi fosse da tutti amato e stimato. La mestizia dipinta su tutti i volti, le lacrime che scorrevano da molte ciglia, il contegno stesso serio devoto di tutta la moltitudine degli accorsi, dissero chiaro, come tutti ricordassero i benefici ricevuti dal defunto e quanto tutti ne fossero addolorati e comprendessero la grave perdita. Al cimitero l’on. Lodovico Gavazzi ricordò con parola ispirata i meriti dell’amico commovendo ed impressionando fortemente”9.

Nel 1923, in occasione della Prima Messa di don Giovanni Ticozzi10 venne “rievocata la bella figura di Giovanni Antonio Ticozzi, nonno del festeggiato, che passò e tutti i Valsassinesi ancora ricordano sotto la gratifica di «Maestro» nel più ampio e vero senso della parola”. In quell’occasione la “proposta di un ricordo marmoreo che ne perpetui la memoria, fu accolta con entusiasmo e fruttò in giornata più di mille lire”11. Fu così che l’anno dopo, domenica 7 settembre 1924, fu inaugurata sulla facciata del Municipio una artistica lapide “da cui spicca in bronzo, perfetta, la figura del Maestro tanto cara a chi lo conobbe e lo sentì menzionare”12. Ecco ora uno stralcio della cronaca di quella memorabile cerimonia: “Dopo aver deposto corone di fiori sulla tomba del venerato Maestro, tutto il popolo si radunava sulla piazza del Municipio, ove fra canti di bimbi e scelti pezzi del Corpo musicale veniva scoperta e benedetta la lapide che ne ricorda in bronzo le sembianze di lui; ed ascoltava commosso il discorso del sig. Domenico Arrigoni, promotore della cerimonia. Quindi l’Avv. Pozzi con parola alata e potente, in modo mirabile evocò sullo sfondo dei verdi prati appoggiatisi ai monti ricchi di pascoli, «la cara e dolce immagine paterna di lui» buon cittadino del grande e del piccolo bel paese, di lui, tipo del maestro e dell’educatore. Sulla fine del banchetto, parecchi ricordarono parole, insegnamenti, abitudini dell’Estinto; e gli episodi fiorivano spontanei e commoventi sulle labbra dei vecchi scolari, compagni di banco e... di scappatelle”13. La lapide marmorea (70 x 100 cm) fu murata sulla facciata del Municipio e trasportata poi, dopo il 192814, all’interno del palazzo e ora si trova in un deposito. L’effige commemorativa (diametro: 40 cm) prende le mosse dal ritratto fotografico del maestro Ticozzi posto sulla sua lapide tombale al cimitero di Pasturo. Possiamo osservare come nel rilievo in bronzo il volto è analogamente ruotato di tre quarti verso la nostra sinistra. I tratti fisionomici sono particolarmente marcati: orecchie grandi, fronte ampia, occhi infossati, naso grosso, bocca carnosa e zigomi accentuati conferiscono alla figura un’autorevole compostezza ed esprimono lo spirito filantropico dell'uomo. L’autore del rilievo bronzeo, che si firma E. Rusconi, ha cercato di infondere vitalità al ritratto accentuando il contrasto chiaroscurale, attraverso la definizione dell’ombra oppure il disegno netto delle sopracciglia. La stessa lavorazione del materiale bronzeo, lasciata piuttosto scabra in alcuni punti come nei capelli o nella giacca e farfallino, accentua la potenza comunicativa del ritratto.


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Sotto il medaglione in bronzo si legge la seguente epigrafe: “A / GIOVANNI ANTONIO / TICOZZI / MAESTRO SEGRETARIO / IL PAESE GLI AMMIRATORI / MEMORI RICONOSCENTI / MCMXXIV”15.


                                                                                     Marco Sampietro

 

1 Una curiosità: dal verbo latino ministrare, “essere al servizio di qualcuno” e “servire a tavola”, deriva la nostra minestra, cioè “quello che veniva scodellato”.

2 Fu l’unico pasturese a figurare tra i ben 42 valsassinesi che nel 1840 sostennero finanziariamente la pubblicazione delle Notizie storiche della Valsassina e delle terre limitrofe di Giuseppe Arrigoni.

3 “Il Resegone”, 06.03.1903, p. 3.

4 “Il Nuovo Prealpino”, 30.01.1913, p. 2.

5 “La Cronaca”, 18.06.1904, p. 3; “La Cronaca”, 25.06.1904, p. 4.

6 “Il Resegone”, 06.03.1903, p. 3.

7 “Il Resegone”, 06.03.1903, p. 3.

8 “La Cronaca”, 07.03.1903, p. 3

9 “Il Resegone”, 06.03.1903, p. 3.

10 Don Giovanni Ticozzi (Pasturo, 1897-1958) fu una figura di spicco della vita politica e culturale lecchese della sua epoca. Uomo di molteplici interessi, profondo e appassionato conoscitore di storia dell’arte, fondatore con pochi amici del Centro di Cultura nel 1945, dedito con passione all’insegnamento, amante della libertà in tutte le sue espressioni, tollerante e generoso, don Ticozzi fu e rimase per tutta la vita un grande maestro, che aveva fatto dell’insegnamento una vocazione, nel contatto vivo e continuo coi giovani. Dopo aver insegnato nei licei di Gorla e di Celana fu nominato nel 1937 professore di latino e greco e di storia dell’arte al Ginnasio-Liceo “A. Manzoni” di Lecco, di cui fu preside dal 1941, lasciando nei suoi allievi un ricordo indelebile della sua ricca e limpida personalità, della sua cultura e della sua missione di educatore.

11 “Il Resegone”, 08.06.1923, p. 3.

12 “Il Nuovo Prealpino”, 13.09.1924, p. 2.

13 “Il Resegone”, 13.09.1924, p. 3.

14 “Sulla facciata della casa comunale una lapide è dedicata a Giovanni Antonio Ticozzi, defunto maestro e segretario” (A. Villani, Guida illustrata turistica descrittiva di Lecco e paesi finitimi della Brianza, del Pian d’Erba, dell'Alto Lario, della Vallassina, della Valsassina, della Valtellina fino al Bitto, della Valle S. Martino fino al Brembo, Grassi, Lecco 1928, p. 206).

15 A. Orlandi, Iscrizioni e dediche valsassinesi raccolte e annotate, ms. sd in Archivio dei Musei Civici di Lecco, b. “Manoscritti originali di Andrea Orlandi – Valsassina”, p. 48 [54]).


IL GRINZONE n.66