SOPRANNOMI DI FAMIGLIA NELLA BAIEDO DI FINE SETTECENTO

Analisi di uno stato d'anime del 1799

 

Presso l’archivio parrocchiale di Pasturo è conservato un fascicolo di una ventina di pagine con un titolo piuttosto lungo e un po’ bislacco che recita così: “Nomenclatura de’ Commun(ica)ti di Bajedo componenti l’altra parte della Par(roc)chia sotto il titolo di S. Eusebio V. M. compillata dal R.do P(ret)e Gir(olamo) Marchioni nel Maggio 1799”1. Di che si tratta? Non è altro che uno stato d’anime, cioè un censimento della popolazione di una parrocchia, nel caso specifico quella della Baiedo di fine Settecento, che faceva allora parte (e ne fa tuttora) della parrocchia di S. Eusebio di Pasturo. Lo scopo di queste registrazioni, che ciascun parroco era tenuto a redigere periodicamente (in genere ogni tre anni), era essenzialmente religioso, di carattere pastorale, cioè far conoscere la composizione e la reale situazione del suo gregge di parrocchiani, con informazioni relative alla comunione o alla confermazione (cresima) ricevuta.

Lo stato d’anime di Baiedo2 fu redatto da don Girolamo Marchioni (Milano, 1750 - Pasturo 1836)3. Il quaderno è povero, scucito e slabbrato, qua e là macchie di liquidi versati, qualche strappo. La scrittura è ora diligente ora più spesso affrettata con numerose cancellazioni e correzioni. Quanto al contenuto, lo stato d’anime in questione registra 40 famiglie per un totale di 222 anime. Rimandando a prossimo futuro uno studio demografico4, vorrei in questa sede concentrarmi sui cognomi e in particolar modo sui soprannomi di famiglia ‘operativi’ in quel lontano 1799 a Baiedo. Ecco in ordine alfabetico i cognomi (tra parentesi tonde il numero delle famiglie che portavano lo stesso cognome): Anesetti (3), Arrigoni (9), Cominetti5 (1), Costadoni (1), Galbani (10), Orlandi (13), Rognoni (2) e Ruffinoni (1). Come si nota, nel borgo di Baiedo facevano la parte del leone le famiglie Orlandi, Galbani (ritenuta la più antica del borgo) e Arrigoni. Per stabilire a quale ramo di queste tre famiglie appartenesse questo o quell’individuo, nello stato d’anime al cognome è stato aggiunto un soprannome di famiglia, un elemento onomastico con il quale la famiglia era nota nella comunità ed era distinta da ceppi omonimi. Il soprannome, riferito non solo ad una famiglia ma anche ad un individuo, prendeva spunto, per lo più, da caratteristiche fisiche e morali della persona, spesso con intento ironico e scherzoso e talvolta col tempo poteva essere aggiunto al cognome come un secondo cognome6. Non è il caso dei soprannomi delle famiglie di Baiedo nel 1799: nessuno è diventato secondo cognome e nessuno, tranne quello degli Arrigoni “Simòno”, si è conservato fino ad oggi.

 Esaminiamoli ora più da vicino.

Gli Orlandi (dal nome proprio d’origine germanica Orlando, variante più moderna di Rolando) sono detti:

- “Alippi”: dal cognome della storica famiglia di Crebbio di Mandello (forse da un toponimo Lippo con la preposizione a);

- “Archetti”: dalla voce dialettale archét, “piccolo arco” (dal latino arcus, “arco”, con suffisso diminutivo in -etto), per qualche curvatura nel corpo (cfr. l’espressione dialettale andà in archét, “procedere in modo traballante e malsicuro”) o per l’uso dell’archét nella caccia agli uccelli;

- “Baggiani”: dalla voce dialettale bağiän, “uomo di scarsa affidabilità”, “grossolano”, “rustico”; dal lombardo bagiàn (dal latino bāiānus, “di Baia”, per mediazione della faba baiana, passata al significato di “baccello”, poi di “baccellone”);

- “Grossetti”: dal cognome-soprannome Grossi con suffisso diminutivo in -etto (dal latino grossus, “spesso, grossolano”): è uno dei tanti cognomi che nascono da caratteristiche fisiche, come Grassi, Lunghi, Storti, Piccoli, Grandi, ecc.

- “Pedrasci”: patronimico (nome del padre), dal nome proprio Pietro (dal latino Petrus, greco Pétros, “roccia”) con suffisso -ascio; si noti che il suffisso –accio (con le sue varianti –azzo, -ascio), oggi normalmente di valenza peggiorativa, aveva in passato piuttosto funzione accrescitiva (cfr. il diffuso cognome Pedrazzi, da Pietrazzo);

- “Strolegh”: dalla voce dialettale stròlech, “zingaro” (dal latino astrolŏgus, “astrologo”, di provenienza greca, perché gli zingari erano soliti leggere la mano e predire il futuro, servendosi dell’astrologia e di altre pratiche magiche), con anche altri significati quali quello di “individuo stravagante, mattoide”;

 


i Galbani (ritenuto variante di Galvani, dal nome proprio Galvano, italianizzazione del francese Gauvain, uno dei cavalieri di re Artù) sono detti:

- “di Brigida”: matronimico (nome della madre) o nome geografico che indica provenienza (da S. Brigida, in Alta Val Brembana);

- “Brusadello”: dal cognome-soprannome Brusadelli con suffisso diminutivo in -ello, da mettere forse in relazione con il nome proprio Ambrogio (Ottavio Lurati) o più probabilmente con la voce dialettale brüsade, “scottatura”, “zona a bosco colpita da un incendio”; come motivazione, “bruciato” potrebbe anche alludere a individuo abbronzato, dalla carnagione scura;

- “de’ Carli”: patronimico, dal nome proprio Carlo con suffisso diminutivo (dal francone Karl, latinizzato Carolus, “uomo di condizione libera”);

- “Fabro”: dal nome della professione: il fabbro (dal latino faber, “artigiano”);

- “Galbanetti”: dal cognome Galbani con suffisso diminutivo in -etto;

- “di Giovanetti”: patronimico, dal nome proprio Giovanni con suffisso diminutivo in -etto (dal latino Iohannes, di origine ebraica, che vale “Dio ha avuto misericordia”);

- “di Giovanone”: patronimico, dal nome proprio Giovanni con suffisso accrescitivo in -one;

- “Ramajo”: dal nome della professione: “il ramaio, calderaio, artigiano del rame” (dal latino aeramen, “rame”);

- “Svanini”: patronimico, dal nome proprio Giovanni con suffisso diminutivo in -ino: Giovanni ha dato Vanni con s- intensificativa (cfr. ad es., in Ticino, il soprannome di famiglia Svanèsc, letteralmente “Giovannacci”);

- “Veneziani”: nomignolo affibbiato a Venezia durante l’emigrazione;


 gli Arrigoni (dal nome proprio Arrigo con suffisso in -one) sono detti:

- “Arrigoni Gherbetti”: dall’aggettivo dialettale ghèrp, “acerbo”, “non maturo”, “che è nato prematuro”, con suffisso diminutivo in -etto (dal latino acerbus, “acerbo”);

- “Arrigoni Orlandi detti Casari”: dal nome della professione: “casaro, colui che è addetto alla lavorazione del latte per ottenerne burro e formaggio” (dal latino casearius, “chi lavora il cacio”);

- “Arrigoni detti Simoni”: patronimico, dal nome proprio Simone (dal latino ecclesiastico Simon, variante di Simeone);

 

gli Anesetti (forse dal latino anes, “anice”) sono detti:

- “Burletti”: da mettere in relazione con molte voci dialettali (bór, bóra, borèla, bórla, borlá) riferibili a un tema BOR- / BORL- indicante oggetto rotondo (e quindi eventualmente anche “persona panciuta”);

- “Rossini”: dal cognome-soprannome Rossini, inteso come alterato in -ino di Rosso: allude ad una caratteristica fisica, come al colore rosso dei capelli e della barba o al colorito acceso del volto, dovuto anche a cause patologiche (dal latino tardo russus o rubius per il classico rubeus, “rosso”);

 

l’unico Ruffinoni (alterato in -one del nome proprio Ruffo, dall’aggettivo rufus, “rosso”, di origine italica e forse sabina, corrispondente al classico ruber) registrato è detto “di Ceresola”, nome geografico che indica provenienza (da Ceresola, frazione nel comune bergamasco di Berbenno).

 

Grazie a questi documenti si può, oltre che ricostruire la situazione demografica di un paese, raggiungere lo strato più profondo di una storia che è fatta sì di personaggi di rilievo o di grandi eventi, ma anche di quella vita quotidiana fatta di incontri usuali, di volti intuiti al solo strusciare dei passi, di voci consuete, per timbro e cadenza. Leggendo quei nomi, ti passano davanti agli occhi persone “vive”, coi loro problemi, i loro difetti, le loro virtù, e soprattutto – ci sembra rammentare il vecchio stato d’anime – non più anonime.


                                                                                  Marco Sampietro


Ringrazio per la consulenza e la collaborazione Gabriele Antonioli, Augusta Corbellini, Pietro Dettamanti, Paolo G. Fontana, J. Mathieu, Michele Moretti, Natale Perego, Giancarlo Reggi e Giovanna Virgilio. Ringrazio per la consueta disponibilità don Antonio Fazzini.

 



1 Archivio Parrocchiale di Pasturo, cart. Matrimoni, Battesimi, Morti, Stati d’anime ed Elenco del Clero.
2 Vd. Per saperne di più.
3 Figlio dell’avvocato Pietro Francesco e di donna Giuseppa Quadri, fu cappellano a Pasturo di cui fu anche parroco tra la morte di don Matteo Platti (7 ottobre 1789) e l’elezione di don Giovanni Angelo Manzoni (14 marzo 1790). Cfr. A. Orlandi, Memorie di Pasturo e Bajedo in Valsassina, Amministrazione Comunale di Pasturo 1995, p. 100.
4 Questo censimento della popolazione della parrocchia di S. Pietro Martire di Baiedo è, infatti, uno strumento fondamentale per lo studio della demografia: con un po’ di pazienza, infatti, ricopiandoli e confrontandoli con i registri di battesimo o dei morti della stessa epoca, si può ricostruire la situazione demografica del paese e cavarne anche qualche notizia sugli usi sociali (l’età del matrimonio, il numero medio dei figli, i rapporti tra le popolazioni). Allo stato attuale sono stati studiati gli stati d’anime di Barzio (O. Zastrow, L’ultima trasformazione della chiesa di Sant’Alessandro: una memoria recente fra eventi antichi e uomini di un tempo a Barzio, Parrocchia S. Alessandro, Barzio 2003, pp. 57-165), Concenedo (O. Zastrow, Concenate. Ecclesia Sancte Marie. 1407-2007. Dall’Hospitale di Guarisca al borgo di Concenedo, Parrocchia S. Alessandro, Barzio 2007, pp. 199-122), Cremeno (O. Zastrow, Cremeni vetustas: testimoni di antichità del borgo di Cremeno, Comune, Cremeno 2005, pp. 176-196), Introbio (M. Sampietro, Lo “Stato delle anime” dell’anno 1597. Uno “spaccato” della popolazione di Introbio alla fine del Cinquecento, L’Angelo della Famiglia. Bollettino parrocchiale di Introbio, a. 79, n. 4, ottobre-dicembre 2010, pp. 13-16), Margno (O. Zastrow, La chiesa matrice di San Bartolomeo a Margno, Parrocchia S. Bartolomeo, Margno 2001, pp. 107-116) e Moggio (O. Zastrow, La chiesa di San Francesco d’Assisi a Moggio, Parrocchia S. Francesco, Moggio 1997, pp. 119-129).
5 “Il bresciano Bernardo Luigi [Cominetti de Parsanis] si stabilì col matr. nel 1798, ma non ebbe che prole femminile. Nel 1801 si eclissò, piantando la famiglia” (A. Orlandi, Le famiglie della Valsassina, Cortenova 2005, p.- 152). L’8 gennaio 1798 sposò Giacomina Rognoni, figlia di Gio. Domenico.
6 C. Marcato, Nomi di persona, nomi di luogo. Introduzione all’onomastica italiana, Il Mulino, Bologna 2009, pp. 89-104.

 

 

IL GRINZONE n.73