DA LASSU' NON SI VEDONO CONFINI

 

Quando si può dire che una serata sia riuscita? Proviamo ad elencare le condizioni necessarie: molte persone ad assistervi, un argomento interessante, un relatore capace di dare informazioni nuove e di suscitare entusiasmo. Nell’incontro con Paolo Nespoli di domenica 23 giugno tutte e tre queste condizioni si sono realizzate mescolandosi all’istrionica capacità dell’astronauta di incantare il pubblico. Più che di una conferenza si è trattato di uno spettacolo teatrale con un attore abilissimo ad interagire con gli spettatori sia che si trattasse di bambini o di adulti. Però gli attori recitano una storia inventata, mentre quella che Nespoli ha raccontato al pubblico che riempiva la sala del cinema “Bruno Colombo” di Pasturo è una storia vera, quasi incredibile, ma vera. Si è trattato di un inno a credere alle proprie potenzialità.




Nel suo libro “Dall'alto i problemi sembrano più piccoli”, pubblicato nel 2012, Nespoli racconta del suo incontro con Oriana Fallaci mentre, negli anni ottanta, partecipava come militare italiano ad una missione di Pace in Libano. La scrittrice lo spinse a tentare di realizzare il suo sogno di diventare astronauta. Lasciò l’esercito, si trasferì a New York divenne ingegnere aerospaziale ed imparò l’inglese. Nel corso della serata Nespoli ha raccontato con ironia le mille selezioni prima di diventare, nel 1991, un candidato astronauta dell’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea. Poi la lunga attesa da “candidato astronauta” fino al 2007 e, finalmente, la sua prima missione in qualità di esperto incaricato di coordinare le operazioni di montaggio di alcune componenti della Stazione Orbitante Internazionale. Nel 2010 e nel 2017 altre due missioni per un totale di 313 giorni, 2 ore e 36 minuti vissuti da “extraterrestre” nello spazio. In orbita a quattrocento chilometri di altezza, ma al lavoro per tutti noi “terrestri” perché impegnato in continui esperimenti scientifici possibili solo lassù, in assenza di peso.

Fortissimo il messaggio scientifico e, in un momento in cui c’è chi blatera di “terra piatta” oppure nega le missioni spaziali, c’era proprio bisogno di una testimonianza diretta e potente. L’esperienza della stazione orbitante internazionale, nata dalla collaborazione tra scienziati di tutto il mondo, mostra le enormi potenzialità della collaborazione scientifica tra le diverse nazioni. “Da lassù non si vedono confini” ha più volte ripetuto Nespoli mentre ci donava le splendide immagini del nostro pianeta che ha avuto la fortuna di ammirare dallo spazio. Nel video intitolato “Nasa Silence”, a cui Nespoli ha collaborato, si succedevano albe, tramonti, aurore boreali e soprattutto si evidenziava la sottilissima striscia dell’atmosfera che ci avvolge e nutre uomini, animali, alberi come fosse una placenta azzurra che rende tutti figli di un’unica madre e quindi fratelli. Altro messaggio fortissimo che Nespoli ha saputo donarci è quello della capacità di impegnarsi per raggiungere i propri obiettivi e non si tratta certo di un messaggio scontato. Il consumismo non vuole persone forti, capaci di lottare per i propri ideali. Meglio che il consumatore sia una debole preda dei messaggi pubblicitari, mentre Paolo Nespoli ci ha mostrato tutta la forza di volontà che lo ha reso capace di non arrendersi mai e di operare per una ricerca scientifica al servizio di tutti. L’astronauta ha usato più volte la frase ”acquisire la capacità di collaborare mentre si è in emergenza”, frase che, oggi più che mai, si dovrebbe applicare non solo alle missioni spaziali, ma alle sorti di tutto il nostro meraviglioso pianeta azzurro.

In un’intervista del 2017 Nespoli dichiarò che, vista dallo spazio, la nostra Terra sembra una nave azzurra che naviga in un infinito oceano-cielo con tutti noi a bordo come marinai. Alcuni sono a poppa, altri a prua però sembriamo non renderci bene conto di essere tutti sulla stessa nave e che l’atteggiamento più naturale sarebbe quello di collaborare per farla navigare nel modo migliore possibile.

                                                                                                                                         Ruggero Meles

 

IL GRINZONE n. 68