Giobbe



Il libro di Giobbe è tra i più affascinanti e sconvolgenti dell’intera Bibbia: pone infatti alla teodicea uno dei problemi più scottanti ed attuali, quello della presenza nel creato, e quindi nell’uomo, del male e del dolore, in particolare del dolore innocente.

Si intitola appunto “Giobbe. Romanzo di un uomo semplice” il libro di Joseph Roth, di cui propongo la lettura; il momento drammatico che stiamo vivendo ne motiva ampiamente la scelta.

La storia inizia, con la classica formulazione fiabesca, in uno “shtetl” ( piccolo villaggio ebraico dell’Europa orientale ) di Zuchnow, luogo immaginario dell’impero zarista, all’inizio del novecento, al tempo della guerra russo-nipponica, e si conclude negli anni venti a New York, dopo la prima guerra mondiale.

Viene raccontata la tragica vicenda di una famiglia ebraica poverissima (non tutti gli ebrei sono ricchi come George Soros!), composta dal padre Mendel Singer, dalla moglie Deborah e dai figli Jonas, Semarjah, Mirjam e Menuchin, nato “storpio”. Di Jonas, arruolato nell’esercito zarista, si perdono le tracce; Semerjah, disertore, emigra a New York , dove richiama la famiglia senza però Menuchin, migliora la sua condizione economica, ma viene ucciso sul fronte francese, durante la prima guerra mondiale; Mirjah impazzisce per ragioni sentimentali; anche la madre Deborah muore di crepacuore.

L’America dunque è una patria, ma una patria di morte, non la terra promessa, ma l’esilio per eccellenza. Mendel Singer alla fine si salverà grazie al figlio storpio, che lo riconcilierà con la vita, ma soprattutto attraverso la ferma volontà di confidare nella grazia di Dio.

Una bella storia, un linguaggio semplice nella ricchezza di sfumature, personaggi, soprattutto quelli femminili, indimenticabili.

 

Indicazionei bibliografiche:

Joseph Roth, Giobbe, ed Liberamente, pg.184 + XXXVI.


IL GRINZONE n. 74