Di viole e liquirizia



“Di viole e liquirizia” è un romanzo ambientato nelle Langhe, terra che ha ispirato, verso la metà del secolo scorso, grandi scrittori, tra i quali Cesare Pavese e Beppe Fenoglio. A differenza di questi autori, Nico Orengo ci offre un quadro delle “nuove “ Langhe, un coacervo di vecchie tradizioni, di affari e di turismo eno-gastronomico.
Nel romanzo vi è una presenza costante del vino e dei luoghi dove questo grande prodotto langarolo viene ottenuto: Alba, Barbaresco, Barolo, Neive, Santo Stefano Belbo, Dogliani.
Di viole e di liquirizia è appunto il sapore di un Barbaresco Asili del 1989, creato da Bruno Giocosa, uno dei più grandi vignaioli di Langa, vino di cui si parla con grande ammirazione nel racconto.
Nelle 150 pagine del romanzo si dipana una storia struggente e delicata, i cui protagonisti sono Daniel Lorenzi, un sommelier parigino, ed Amalia, donna fragile, ma nel contempo fiera.
Accanto a loro si muove una variopinta umanità: Giulio, fratello di Amalia, una strana figura di scrittore che si fa chiamare Eta Beta, taxisti che bevono birra, produttori di vino, giocatori di pallone elastico, turisti stranieri e …una cascina: la Ginotta, vero fulcro narrativo del libro.

 

                                                                                                           Carlo Amanti


Nico Orengo, Di viole e liquirizia, Edizione Einaudi.
IL GRINZONE n.14