Lettera a una professoressa


 

Nel maggio del 1967, quarant’anni fa, veniva pubblicato il libro “Scuola di Barbiana. Lettera a una professoressa”, un mese prima della prematura scomparsa di Don Lorenzo Milani, animatore della scuola.

Il libretto, una severa requisitoria contro la scuola che escludeva i poveri e contro l’arretratezza culturale del paese, usciva in un momento particolare della storia italiana, alla vigilia di un anno che sarebbe passato alle cronache come il mitico ’68 e un anno e mezzo prima del cosiddetto “Autunno caldo”.

La scuola di Barbiana era una scuola di scienza e di lingua, di pensiero e di vita, di denuncia e di coerenza, una scuola severa e rigorosa nella quale, come ricorda un ragazzo di Barbiana, “si studiava 365 giorni l’anno, 366 negli anni bisestili, esattamente quanto i nostri genitori lavoravano nei campi”.

Forse l’elemento più duraturo della lezione di Don Milani risiede nella ferma convinzione dell’immenso valore del linguaggio, della lingua “che fa eguali”.

È assolutamente impossibile, in mezza paginetta, rendere conto della straordinaria esperienza umana, religiosa ed educativa di Don Milani e della Scuola di Barbiana. Non mi resta dunque che suggerire caldamente la lettura del libro, nella nuova edizione dove compaiono, oltre alla lettera, testi che ricostruiscono la vicenda, documenti inediti, interventi di vari autori.

 

                                                                                           Carlo Amanti



Scuola di Barbiana. Lettera a una professoressa, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze, pag. 166.

IL GRINZONE n.19