Un anno sull'altopiano


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Questa rubrica ha già dedicato due recensioni alla Grande Guerra: H. Barbousse, Il fuoco e P. Rumiz, Come cavalli che dormono in piedi, testi ambientati rispettivamente sul fronte occidentale e sul quello orientale del conflitto. Riguardo al fronte italiano, ho scelto il libro di Emilio Lussu “Un anno sull’altipiano”.

Mario Rigoni Stern, l’autore de “Il sergente nella neve”, così scrive nell’introduzione al volume: “Tra i libri sulla Prima guerra mondiale Un anno sull’altipiano di Emilio Lussu è, per me, il più bello”.

L’altopiano in questione è quello di Asiago, con alle spalle Cima 12, Monte Zebio, Monte Fior ed il mitico Ortigara; l’anno, dal giugno 1916 al luglio 1917, è quello della Strafexpedition, la spedizione punitiva austriaca.

L’autore tiene a precisare: “Io non racconto e non rivedo che ciò che maggiormente è rimasto impresso in me”; solo ricordi personali dunque e niente fantasia. Infatti l’opera vede la luce nel 1936, durante una convalescenza di Lussu in Svizzera, dove era stato operato ai polmoni.

Il libro è una lucida e spietata requisitoria contro la guerra, non assumendo però mai toni polemici, ma limitandosi a descriverne gli orrori, i drammi, le stupidità, le disumanità, la follia.

Assalti sconsiderati a trincee inespugnabili, vicende paradossali, grottesche ed esilaranti (vedi nel capitolo XIV l’episodio delle “corazze Farina”, nel XXIII “l’azione dei ponti e delle scale” e nel XXVI “l’operazione di guerra dei prosciutti”), ammutinamenti, diserzioni, sconsiderate proposte di decimazioni, comandanti vanitosi, incompetenti e pazzi, alcuni dei quali (i generali Leoni e Piccolomini) vengono descritti con tale maestria da renderceli persino simpatici, in quanto anch’essi tragicamente ed ironicamente vittime della loro retorica patriottica.

Al centro del libro vi sono tuttavia i soldati e gli ufficiali di grado inferiore, come appunto l’autore, con la loro umanità, coraggio e paura, con l’autenticità e profondità dei sentimenti, con le personali convinzioni sulla guerra, con l’istinto di sopravvivenza, indispensabile per resistere e alimentato dal vero motore della Grande Guerra: il cognac. (Credo che quest’ultima parola sia la più presente nel volume).

Ci sono tutti gli ingredienti che preannunciano il disastro di Caporetto, ma anche la battaglia finale di Vittorio Veneto. Le vicende ed i protagonisti sono descritti magistralmente, con stile asciutto, essenziale ed immediato, talora sottilmente ironico; tra i tanti personaggi che meriterebbere una menzione, mi piace citare “zio Francesco”, il più vecchio soldato della compagnia.

Dal libro di Lussu è stato tratto il film “Uomini contro” di Francesco Rosi.

                        

                                                                                                Carlo Amanti


 

Emilio Lussu, Un anno sull’altipiano, Einaudi, pg.212.


IL GRINZONE n.62